Nell’articolo di oggi parliamo della coltivazione del mais, o granturco, nell’orto domestico, quindi finalizzata all’autoconsumo, così com’è nelle origini di questa importante cultivar.
Il mais è una pianta dalle origini antichissime, con un’evoluzione genetica tutt’ora in corso e di non semplice inquadramento. E’ da sempre utilizzato nell’alimentazione umana. Nelle nostre campagne e zone rurali del secolo scorso veniva
ampiamente coltivato negli orti per esigenze di autoconsumo. Con il ritorno all’agricoltura sostenibile, negli ultimi anni c’è stata una riscoperta di tante varietà autoctone, che possono ora ritornare ad assumere valore grazie allo scambio dei semi tra i contadini di ultima generazione.
Vediamo quindi la storia della pianta del mais, il suo inquadramento botanico e le diverse scelte varietali possibili. Infine diamo un’occhiata all’inserimento nelle rotazioni colturali dell’orto domestico con le tecniche di coltivazione biologica.
Il mais, origine e diffusione
Nonostante non si sia ancora riusciti a individuare con certezza i suoi progenitori, si sa per certo che già nel VI millennio a.C. già esisteva. A tale epoca risalgono, infatti, i primi reperti archeologici ritrovati a Tehuacan, in Messico.
In Europa la coltivazione del mais fu introdotta dopo il secondo viaggio di Cristoforo Colombo, nel 1493. Successivamente, ad opera dei portoghesi, arrivò in Africa e, verso la fine del 1500, in Oriente, fino in Cina.
In Italia la coltivazione del mais incomincia a diffondersi agli inizi del ‘600, con varietà probabilmente di provenienza balcanica. Proprio queste origini le valsero il nome popolare di “granturco”. Storicamente, nel nostro Paese il mais è stato coltivato in prevalenza nelle zone del Nord. Anche le regioni centrali e meridionali, però, lo hanno utilizzato come valido contributo al precario sostentamento alimentare delle popolazioni rurali, tanto che questa coltura entrò a far parte degli normali rotazioni colturali.
Caratteristiche botaniche della pianta di mais
Il mais è una coltivazione erbacea appartenente alla famiglia botanica delle Graminaceae, sottofamiglia delle Andropogonoideae, tribù delle Maydeae.
La specie oggetto della nostra trattazione è conosciuta con il nome scientifico di Zea mays, specie caratterizzata da un elevato polimorfismo che analizzeremo a breve.
L’ apparato radicale
Le radici della pianta di mais sono di tipo fascicolato, dunque si espandono
prevalentemente in superficie. In condizioni di coltivazioni ottimali, possono però raggiungere buone profondità.
Ci sono radici di tre tipi: seminali, avventizie e aeree.
Quelle seminali si originano dal seme ed esauriscono presto la loro funzione; le avventizie costituiscono l’apparato radicale principale; quelle aeree sono fuori terra e hanno funzione meccanica.
Il fusto (culmo)
Il fusto del granturco, detto anche culmo o stocco, a seconda della varietà ha un’altezza variabile dai 50 cm agli oltre 5 metri. La media è comunque intorno ai 2-3 metri per le varietà più diffuse nel nostro continente. E’ costituito da una serie di nodi e internodi, di numero variabile da 12 a 24, a seconda della varietà.
Le foglie
Le foglie sono disposte in maniera alternata e risultano formate da una guaina. Questa avvolge per quasi tutta la sua lunghezza ogni internodo, svolgendo funzione protettiva dell’apice vegetativo. La lamina fogliare è lanceolata e glabra.
E’ di colore verde intenso nella pagina superiore, mentre è più chiara nella parte inferiore.
Lo sviluppo della foglia è diverso sia tra le varietà, sia sulla pianta stessa, raggiungendo le dimensioni massime nelle foglie mediane.
Fiori
L’infiorescenza maschile, detta pennacchio, è un panicolo terminale formato da diverse ramificazioni su cui sono posti i fiori. Questi sono raggruppati in spighette geminate, di cui una sessile e una peduncolata.
L’infiorescenza femminile, conosciuta come pannocchia, è una spiga ascellare, che di solito si trova al sesto-settimo nodo sotto quella maschile.
La classica spiga di mais è portata da un peduncolo formato da internodi e nodi molto ravvicinati. Dai nodi del peduncolo partono delle foglie dette brattee. Queste avvolgono completamente la spiga formando il cosiddetto cartoccio, con funzione protettiva.
La spiga è costituita dal tutolo, cioè un asse ingrossato sul quale sono inserite le cariossidi, ossia le spighette rettilinee e regolari dei semi di mais.
Il seme
La cariosside è costituita dalla corona, che è la parte che nella spiga è rivolta verso l’esterno. Poi vi sono due facce, la superiore è rivolta verso l’apice della spiga, l’inferiore verso la base. Vi è infine lo scudetto, con l’embrione, posto alla base del granello, sulla faccia superiore.
Il seme di mais è caratterizzato da un elevato polimorfismo,
ossia vi sono accentuate differenze tra le diverse varietà. Queste riguardano soprattutto il colore, la forma e il peso. La colorazione, ad esempio, può variare dal giallo al bianco, al violetto, al rosso. La forma può essere rotonda, schiacciata, appuntita, ecc.
Anche il numero di cariossidi contenute in una singola spiga varia molto. Mediamente si va da un minimo di 400 ad un massimo di mille chicchi per spiga.
Le diverse specie di mais
Proprio per l’elevato polimorfismo dei cariossidi, bella coltivazione del mais sono state individuate delle sottospecie del genere Zea mays che stiamo prendendo in considerazione, vediamo quali sono.
- Zea mays sup-sp. everta o mais da scoppio (pop-corn), a cui appartengono i tipi più primitivi. Le cariossidi sono a forma di cupola, molto piccole e ad alto contenuto proteico.
- Zea mays sup-sp. indurata o mais vitreo (flint corn), con cariosside tondeggiante. A questa sub-specie appartengono molte vecchie varietà europee.
- Zea mays sup-sp. indentata o mais a dente di cavallo (dent corn), specie che deve il suo nome alla tipica infossatura presente nella corona. Questa è determinata dalla diminuzione di volume per perdita di umidità durante la maturazione. Il colore in questa specie va dal bianco al giallo, al rosso, mentre la forma può essere allungata, appuntita o piatta. E’ la sottospecie predominante sulla quale vengono sviluppati gli ibridi.
- Zea mays sup-sp. amylacea o mais amilosico (soft corn), specie utilizzata per l’estrazione dell’amido.
- Zea mays sup-sp. ceratina o mais cereo (waxy corn), comprendente le forme originarie della Cina. Viene utilizzato in campo alimentare come surrogato della farina di manioca, come alimento dietetico e nell’industria tessile e cartaria.
Queste le sottospecie principali. Al loro interno esistono centinaia di varietà.
Varietà locali
Fortunatamente negli ultimi anni la coltivazione del mais sta ritornando nelle campagne rurali, nelle zone marginali e negli orti domestici. Questo grazie alle fiere di scambio tra i contadini, prassi antica che sta permettendo di riscoprire questo patrimonio di biodiversità custodito nelle nostre campagne. Un esempio è l’attività dell’associazione Crocevia Calabria e il progetto Semi Autonomi di cui vi abbiamo parlato in precedenza. Grazie a queste attività sono state recuperate e scambiate molte varietà di mais autoctono, che vi vogliamo elencare.
- Bicolore
- Da pop-corn del Pollino
- Rosso
- Everta blu, Pollino
- A perla bianca, Vigianello (PZ)
- Sponcio, Tortora (CS)
- Indiana paesana, Decollatura (CZ)
Come vedete, in un’area limitata sono state tante le specie antiche ritrovate e tante altre ce ne sono da riscoprire. Questo è un lavoro che ogni contadino consapevole dovrebbe portare avanti!
La coltivazione del mais
Ciclo biologico
Vediamo ora come la coltivazione del mais nell’orto domestico, partendo dal suo ciclo biologico che si svolge nel periodo compreso tra la primavera e l’autunno. In questo arco temporale possiamo distinguere quattro fasi fondamentali: germinazione, sviluppo vegetativo (o levata), fioritura e fecondazione, riempimento e maturazione.
Esigenze climatiche
Per quanto riguarda la luce, il mais è una tipica pianta eliofila e dunque è in grado di rispondere in modo ottimale all’intensità luminosa che si genera con oltre 30 °C di temperatura. Per questo motivo in presenza di basse temperature durante il periodo estivo rallenta il suo sviluppo vegetativo.
Epoca di semina e distanze
La coltivazione del mais si semina in primavera, quando le temperature sono stabilmente superiori ai 12 °C. Al di sotto di questa soglia i semi non riescono a germogliare e le gelate tardive rischiano di uccidere le giovani piantine. La semina avviene direttamente nel terreno, interrando il seme a circa 1 cm di profondità. La distanza è di 20-25 cm tra una pianta e l’altra e di 70-80 cm tra le file.
Terreno e concimazione
Il terreno migliore per la coltivazione del mais è quello
lavorato a una certa profondità. La consistenza deve essere variabile, dallo sciolto al medio impasto, tendente all’argilloso. Inoltre, dev’essere ben dotato di sostanza organica e con un’elevata capacità di ritenzione idrica, evitando però gli eccessivi ristagni d’acqua.
Queste le condizioni ideali. Tuttavia anche in altri tipologie di terreno il mais riesce a dare buone
rese. L’importante è che non sia troppo freddo o troppo umido.
Per la concimazione, vista l’elevata richiesta di azoto della pianta, sarebbe opportuno un’abbondante letamazione nel periodo invernale. In alternativa si può far succedere in coltura il mais dopo un sovescio di leguminose.
Esigenze idriche
Se nel periodo estivo le piogge sono frequenti e regolari la coltivazione del mais non ha bisogno di irrigazione di sostegno. Purtroppo negli ultimi anni stiamo assistendo a una diminuzione delle precipitazioni, da Nord a Sud, dalla primavera all’estate. Nei periodi più caldi, dunque, sarà necessario intervenire con l’irrigazione artificiale. Per questo motivo sarà dunque opportuno prevedere per il mais un sistema d’irrigazione con manichetta o per scorrimento nei solchi.
Consociazione
Nella piccole coltivazioni di mais degli orti domestici, molto diffuse in passato nel nostro paese, è frequente la consociazione con altre colture. Questa è agevolata dalle caratteristiche di rusticità del mais stesso e dallo sviluppo verticale della pianta. Insieme al
girasole, questa è la coltivazione che più riesce a dare verticalità all’orto senza bisogno di sostegni.
Le piante che solitamente si consociano con il mais sono leguminose da granella tipo fagiolo, arachide, soia o piante ortensi dal ciclo lungo quali le
zucche.
Cure colturali
La principale operazione colturale da effettuare sul mais è quella della sarchiatura, cioè dell’eliminazione delle erbe infestanti. Purtroppo, nelle grandi coltivazioni viene effettuata con prodotti chimici quali il
glifosato, altamente dannosi per l’uomo e l’ambiente.
In ambito domestico si può procedere tranquillamente con la sarchiatura manuale oppure utilizzando la pacciamatura naturale con paglia. Questa limita di gran
lunga la faticosa operazione manuale e ci consente, inoltre, di ottenere notevoli risparmi idrici.
Raccolta ed utilizzi
In ambito domestico, invece, la raccolta del mais è molto semplice: si può infatti effettuare manualmente, spiga per spiga.
Le spighe vengono staccate dalla pianta. Quindi vengono “scartocciate”, ovvero vengono tolte le brattee che le ricoprono. Infine vengono lasciate essiccare e successivamente sgranate.
Ovviamente questo procedimento è valido quando vogliamo utilizzare la granella secca. Nel caso del consumo della pannocchia fresca, naturalmente, non vi è bisogno del processo di essiccazione.
La pannocchia fresca si presta a differenti utilizzi in cucina. Quelli classici sono i più semplici e ci riportano con i ricordi indietro nel tempo, quando le pannocchie di mais si sgranocchiavano dopo essere state bollite o arrostite.
Qui trovate gli aspetti
nutrizionali della pianta.
Difesa biologica antiparassitaria
Nella coltivazione del mais intensiva, quando i terreni sono particolarmente sfruttati, c’è il rischio di diversi attacchi parassitari.
In ambito domestico, con un equilibrio maggiore dell’ecosistema e pratiche agronomiche meno spinte, questi rischi si abbassano notevolmente. Ad ogni modo, per completezza d’informazione, segnaliamo quali sono i principali parassiti del mais.
Questi si distinguono in ipogei (terricoli) ed epigei. Gli insetti terricoli attaccano la parte sotterranea, mentre gli epigei la vegetazione.
Parassiti ipogei
Tra i parassiti ipogei segnaliamo:
- Le agrotidi (gen. Scotia) negli stadi larvali che nelle ore notturne escono dal terreno e rosicchiano il colletto delle piante.
- Gli elateridi (gen. Agriotes), sempre allo stadio larvale, che attaccano i semi in fase germinazione. Inoltre possono creare problemi alle radici e al colletto delle piante.
- Particolari specie di afidi radicali che formano vere e proprie colonie di colore verde nell’apparato radicale. Questo causa un forte ritardo nello sviluppo vegetativo, oltre a ingiallimenti fogliari.
- Le grillotalpe (Gryllotalpa gryllotalpa), molto attive nei suoli umidi e più ricchi di humus. Queste creano problemi rosicchiando i semi in fase di germinazione e recidendo le radici avventizie.
- Le larve dei maggiolini (Melolontha melolontha), anche loro svolgono un’attività trofica dell’apparato radicale.
Parassiti epigei
Tra gli insetti epigei, ossia che attaccano la parte aerea della pianta, i principali nemici della coltivazione del mais sono:
- La piralide del mais (Pyrausta o Ostrinia nubilalis)
- La sesamia (Sesamia cretica)
I danni di queste due specie d’insetto sono molto simili, e infatti si confondono e si cumulano. Danneggiano in primis le foglie e in maniera più grave le spighe.
Per la difesa biologica da questi parassiti che come abbiamo sottolineato agiscono soprattutto negli stadi larvali, il miglior prodotto utilizzato in ambito biologico è il bacillus thuringiensis var. kurstaki, di cui vi abbiamo parlato ampiamente in precedenza e che trovate qui.