Quanto crescono i neonati in un mese

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Il calendario dello sviluppo, i problemi più comuni e i dubbi tipici delle mamme: un vero atlante con le tappe più importanti della crescita del tuo bambino nel primo anno di vita e i consigli dei pediatri

È uno dei primissimi timori dei genitori, che spesso si affaccia ancora prima del rientro a casa dopo il parto: nostro figlio starà crescendo abbastanza? È una domanda complessa: sappiamo che nel primo anno di vita i bambini crescono a un ritmo vertiginoso, che non si replicherà più a nessun’altra età. E sappiamo anche che ognuno è unico e diverso dagli altri, per cui le “misurazioni”, per quanto indicative, hanno dei limiti.

Per tracciare una mappa dello sviluppo del bambino nei primi 12 mesi di vita, occorre fare una premessa. “La crescita non segue una linea di sviluppo regolare, è discontinua e avviene con scatti in avanti e pause”, spiega Gherardo Rapisardi, pediatra e neonatologo a Firenze. “Sono fasi che ogni bambino attraversa con una sequenza personale determinata sia geneticamente, sia dalle esperienze che vive fin dal concepimento. Esiste una notevole variabilità individuale ed è per questo che è possibile sovrapporre le età delle varie ‘fasi’: per esempio, 0-3 mesi e 3-6 mesi”.

Fase 1: da 0 a 3 mesi

La crescita è, mediamente, di circa 150-200 g a settimana (600-800 g al mese) per il peso, circa 3-4 cm al mese per la lunghezza e circa 2-2,5 cm al mese per la circonferenza cranica.

  • Il piccolo acquisisce un graduale aumento del controllo del capo sul tronco e della postura nello spazio, oltre che della capacità di portare nuovamente gli arti sulla linea mediana e le mani alla bocca. Peraltro, in utero era molto bravo a farlo già da mesi! Specie dopo le 6-8 settimane, c’è un sempre maggiore controllo dei movimenti e delle posture.

  • Fin dai primi giorni il neonato può osservare e seguire con lo sguardo, a 20-30 cm di distanza, ascoltare e girare il capo verso la voce e i suoni. Può farlo, però, solo in pochi momenti, a patto che sia tenuto ben raccolto e fermo (libero, cioè, dall’impegno di controllare il movimento). Piano piano avrà bisogno di meno aiuto e, intorno ai 2 mesi, saprà controllare il movimento e la postura così da poter indirizzare lo sguardo anche da disteso a pancia in su senza un contenimento.

  • Tra 3 e 6 settimane, compaiono i primi sorrisi relazionali inizialmente in risposta a quello dell’adulto, poi anche in proposta.

  • Intorno ai 2 mesi cominciano le vocalizzazioni, seguite dalla comparsa del riso.

  • Dapprima il bimbo si consolerà con il contatto corporeo, il contenimento, il cullamento, la suzione, la voce dell’adulto, poi riuscirà sempre di più a farlo anche da solo, portando la mano alla bocca e rannicchiandosi nelle braccia dell’adulto.

  • Intorno ai 2-3 mesi, inizia a differenziare meglio le attività diurne e notturne, guidato dalle esperienze che gli vengono proposte. Un ritmo che sarà meglio acquisito nel trimestre successivo.

Fase 2: da 3 a 6 mesi

La crescita del peso è, in media, di circa 400-600 g al mese, quella della lunghezza di circa 2 cm al mese e quella della circonferenza cranica di circa 1 cm al mese. A 5-6 mesi un bambino ha, sempre in media, raddoppiato il peso della nascita, è cresciuto circa 10-12 cm in lunghezza e circa 8-9 cm di circonferenza cranica.

  • Nello sviluppo psicomotorio un grande cambiamento avviene attorno ai 4 mesi. Il bambino riconosce sempre più gli altri come diversi da se stesso, può comunicare a maggiore distanza, manifesta preferenze, vede e scopre un mondo nuovo intorno a sé.

  • Per quanto riguarda lo sviluppo motorio, inizia a mettersi sui fianchi e talvolta a rotolare (5-6 mesi). A pancia sotto, si appoggia sugli avambracci e si protende per poi afferrare oggetti (4-6 mesi), si sposta di lato facendo perno sull’addome. Inizia a stare seduto con appoggio (5-6 mesi). Va a toccare (3 mesi) e poi ad afferrare (4 mesi) un oggetto sotto controllo visivo, lo porta alla bocca e lo esplora, poi lo passa da una mano all’altra (5-6 mesi). Usa ugualmente le due mani.

  • È sempre più comunicativo, interessato a ciò che accade attorno a sé. È vivace, espressivo e varia il tono dell’umore. Comunica con le persone a una certa distanza e fa capire chi preferisce. Ride, produce vocalizzi e suoni gutturali: una vera propria “palestra vocale” che per lui rappresenta quasi un gioco. Coglie le intenzioni espressive nella voce altrui. Riconosce situazioni sperimentate abitualmente (pappa, igiene, passeggiate, nanna), riesce a prevederle e ad anticiparle.

Fase 3: da 6 a 9 mesi

La velocità della crescita inizia a ridursi: per il peso si attesta a una media di 400-500 g al mese e per la lunghezza di 1,5 cm al mese, una tendenza ancor più accentuata per la circonferenza cranica (0,5 cm/mese).  A questa età di solito compaiono anche i primi dentini, a partire dagli incisivi inferiori centrali. La variabilità individuale è sempre notevole: ad alcuni bambini spunta il primo dente a 3-4 mesi, ad altri non prima dei 12-15 mesi.

  • Il bambino sviluppa una maggiore indipendenza a livello fisico, mentale e relazionale. Acquisisce la consapevolezza della differenza tra le persone e gli ambienti nuovi o già noti, così come del fatto che oggetti e persone continuano a esserci anche quando sono fuori dal suo campo visivo. È impegnato nel gestire la separazione dall’adulto (si parla di “crisi” dell’ottavo mese). Perciò, lo aiuta molto sentire di avere il controllo della situazione: poterla prevedere, sapere cosa aspettarsi, sentirsi compreso e aiutato nella sua difficoltà.

  • Tra 6 e 8 mesi inizia a stare seduto da solo senza appoggio. Si sposta per terra con un suo stile e con una sequenza diversa da un bambino all’altro: ruota facendo perno sulla pancia, rotola, striscia, di solito prima indietro e poi in avanti, gattona (certi bimbi, invece, si spostano sul sederino), arrivando poi a passare da una posizione all’altra. Alcuni iniziano ad alzarsi con appoggio.

  • Afferra e manipola in modo sempre più fine e preciso, manifesta la capacità di lasciare una cosa per prenderne un’altra (tra 7 e 8 mesi), poi di inserire ed estrarre una cosa da un contenitore (verso gli 8-9 mesi). Le due mani sono usate ugualmente.

  • Se chiamato, si gira e guarda negli occhi, evidenziando comportamenti sempre più diversificati nei confronti di persone che non conosce e ambienti nuovi.

  • Dai 6-8 mesi inizia a pronunciare bisillabi (da-da, ma-ma, ba-ba) e a comprendere il senso delle parole più usate, soprattutto quando indicano cose o persone a lui familiari.

  • Capisce che un oggetto e una persona continuano a esserci anche quando non sono nel suo raggio visivo. Verso gli 8 mesi scopre un oggetto che viene nascosto e richiama un adulto che è andato in un’altra stanza. Gli piace il gioco del “cucù”.

  • Imita prima le smorfie, poi i gesti (batti mani, ciao-ciao, a 8-9 mesi).

  • È curioso, riconosce bene gli oggetti che gli vengono dati più spesso, smette di esplorarli solo con la bocca.

  • Inizia a prestare attenzione ai libri, gli piace sentirli leggere.

Fase 4: da 9 a 12 mesi

Il bambino cresce, al mese, di circa 200-300 g per quanto riguarda il peso, di circa 1,3 cm per la lunghezza e intorno a 0,4-0,5 cm per la circonferenza cranica. All’anno di età, il peso medio - di solito triplicato rispetto alla nascita - si aggira sui 9,5-10 kg, la lunghezza attorno ai 75 cm e la circonferenza cranica ai 46 cm. La crescita dei maschi è leggermente maggiore rispetto alle femmine.

  • Aumentano sensibilmente le capacità esplorative e di sperimentazione. Il bambino si sposta in modo sempre più efficace, di solito gattonando, ma nel caso di alcuni piccoli anche in modi diversi, ad esempio sul sederino. Si alza in piedi con appoggio e, se gli viene consentito, conosce sempre meglio le sue capacità, sperimenta gli equilibri e impara a cadere senza farsi male. Inizialmente si sposta di lato, e poi fa i primi passi da solo.

  • La manipolazione è sempre più raffinata, e le due mani sono ancora usate ugualmente.

  • Capisce il “no” e comprende frasi semplici, indica un oggetto con il ditino. Produce bisillabi e prime paroline (verso 11-12 mesi), accompagnando con gesti l’espressione verbale. È capace di decifrare le emozioni dell’altro e agire di conseguenza.

  • Ha il senso di profondità dello spazio (mette oggetti dentro e fuori i contenitori, si ferma di fronte a un dislivello). Vuole scoprire come accadono le cose (il legame causa ed effetto) e, verso gli 11-12 mesi, inizia a usare gli oggetti imitando gli adulti (‘legge’ il librino, porta il telefono all’orecchio).

  • Gli piacciono i libri, gradisce se l’adulto glieli mostra e legge per lui a voce alta filastrocche e canzoncine.

  • Realizza i primi tentativi di canto. È capace di muovere o sbattere gli oggetti in modo da ottenere dei suoni (9-10 mesi).

  • Può bere da un bicchiere e iniziare a usare le posate.

Cosa sono i percentili e come valutarli

Per determinare lo stato di salute di un bambino, la crescita è il parametro più importante e, per questo, è fondamentale valutare periodicamente il peso, la lunghezza e la circonferenza cranica, oltre alle proporzioni corporee. Sarà il pediatra a occuparsi di tutte queste misurazioni durante i controlli periodici. In queste occasioni il pediatra studia attentamente la salute del bambino sia con una serie di domande ai genitori, sia con le misurazioni di alcuni parametri, collocandoli poi su una tabella, che rappresenta la “curva di crescita”.

Le tabelle sono suddivise in percentili, elementi utili per poter confrontare i parametri e ottenere una rilevazione sul loro andamento nel tempo”, dice Stefano Stagi, ricercatore e pediatra auxo-endocrinologo dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. “Il percentile rappresenta il posto che il bambino occupa rispetto ad altri 100 bambini dello stesso sesso e nati lo stesso giorno, cioè della stessa età. Per esempio, se il piccolo si colloca al 70° percentile nella tabella del peso, significa che ci sono 30 bambini che pesano più di lui e 69 che avranno un peso inferiore, ma comunque normale. Si considera indice di attenzione avere un valore sotto il 3° o sopra il 97° centile, anche se è ugualmente importante presentare ‘anomali’ salti verso il basso o l’alto delle tabelle di crescita”.

Attenzione però: “Occorre ricordare che, se da un lato la continuità di crescita dei parametri auxologici è un fattore fondamentale, nel breve periodo molti parametri non crescono in maniera continua. Quindi, niente paura se il bambino non si adatta precisamente alle tabelle, soprattutto se le misure sono state effettuate in tempi molto ravvicinati usando due apparecchi differenti”.

La crescita del bambino è un mix di fattori

Le misurazioni, come ogni mamma impara alla svelta, in questa fase della vita sono frequenti: è essenziale comunque considerare che, nella sua normalità, ogni bambino è diverso dall’altro e che la salute non si misura solo in chilogrammi, centimetri o percentili.

La crescita è il risultato dell’interazione di moltissimi e differenti fattori, come quelli genetici, nutrizionali, ormonali e ambientali. “Ad esempio - ma questo le mamme imparano a osservarlo quando i loro figli hanno qualche anno - spesso i bambini crescono più in una stagione, di solito l’estate, rispetto a un’altra”.

Di questa “stagionalità” occorrerà tener conto più avanti: per adesso è importante ricordare che l’andamento della crescita nel tempo rappresenta il vero indicatore di salute del bambino. “Quindi, ad esempio, passare da un determinato percentile a uno più basso, soprattutto se non ci sono bruschi cali, potrebbe semplicemente rappresentare un percorso che il bimbo sta attuando per portarsi verso percentili più adeguati alle sue potenzialità genetiche”, spiega l’auxologo.

Facciamo i conti se è prematuro

Per i bambini nati pretermine (ovvero prima del compimento di 37 settimane di età gestazionale), dato che la crescita e lo sviluppo neurologico e psicomotorio iniziano al concepimento (e la nascita non ha un rilevante effetto su di esse), per valutare lo sviluppo va usata l’età corretta, cioè quella che il bimbo avrebbe se fosse nato a termine.

Ad esempio, un nato a 28 settimane di età gestazionale, quando avrà 6 mesi di età anagrafica, ne avrà 3 di età corretta, dato che è venuto al mondo circa 3 mesi prima del termine. La sua crescita, pertanto, andrà valutata riportando sul diagramma dei percentili i dati relativi ai 3 mesi di età (e non ai 6 mesi). Allo stesso modo, il suo sviluppo neurologico e psicomotorio sarà quello di un lattante di 3 mesi. Per convenzione, l’età corretta si usa fino a 2 anni di età.

Diverso è il calcolo dell’età per le vaccinazioni, per cui va considerata l’età anagrafica anche per il nato pretermine, visto che la nascita influenza profondamente lo sviluppo immunitario. Una via di mezzo viene utilizzata per l’inizio dello svezzamento: il momento giusto dipende anche dalla maturità neurologica e psicomotoria.

I problemi di peso nei primi 6 mesi

Se la nascita avviene a termine, il neonato presenta un peso che va dai 2 chili e mezzo ai 4 e mezzo. Nei primi giorni di vita si assiste a un calo ponderale, che dovrebbe essere recuperato in media entro 15 giorni dalla nascita. “Nei primi mesi il bambino andrebbe pesato ogni 1-2 settimane, oltre alle visite pediatriche previste, che rilevano l’accrescimento”, suggerisce Stagi. “Bisogna evitare la doppia pesata se non richiesta dal pediatra. In alcuni casi può rivelarsi utile, ma in altri può suscitare ansie immotivate nei genitori”.

Il peso della nascita dovrebbe raddoppiare all’incirca a 5 mesi di vita e triplicare all’anno. Nel caso di uno scarso accrescimento, oppure di un rallentamento della crescita ponderale, sarà il pediatra a valutare l’opportunità di eventuali esami.

  • Nel primo anno, i problemi più frequenti da sospettare, che lo specialista indagherà, possono andare da una comune infezione delle vie urinarie a intolleranze e allergie alimentari. O, ancora, dai disordini degli elettroliti nei lattanti nutriti al seno, fino a un deficit di ormone della crescita.

  • Un altro problema tipico di questa età (e anche dei mesi successivi) che può rallentare la crescita è il reflusso gastroesofageo “patologico”. Anche ai piccoli può capitare che la valvola che collega l’esofago con la bocca dello stomaco non si chiuda bene e i succhi gastrici risalgano, causando bruciori e rigurgiti. “Anche in presenza di rigurgiti frequenti, non è detto però che si tratti di reflussi patologici. Se il bimbo, dopo la poppata al seno o artificiale, rigurgita, fino a una certa misura può essere fisiologico, soprattutto se la crescita ponderale è normale”, spiega Stagi. “Dobbiamo insospettirci se piange di continuo, subisce un calo di peso o mostra comportamenti come la ruminazione, l’inarcamento del busto e del collo all’indietro. Comunque, nella maggior parte dei piccoli che soffrono di reflusso, il problema si risolve o migliora con lo svezzamento.

  • Se la crescita di peso rallenta e il bambino allattato al seno piange spesso dopo la poppata, richiedendone di lunghe o frequenti, può essere utile parlarne con il pediatra che potrebbe considerare l’adozione di opportune contromisure.

  • Diverso è il discorso per i piccoli allattati solo con latte artificiale. “Se si osserva un brusco rallentamento dell’accrescimento in questi bambini, nutriti con dosi pesate all’origine, la causa va cercata altrove, non nelle quantità. Una volta verificato con il pediatra che la somministrazione sia adeguata in termini di dosaggio, si potrebbe prendere in considerazione l’opportunità di altri esami, valutando, per esempio, il sospetto di un’allergia alle proteine del latte vaccino”.

  • Occorre ricordare anche che riduzioni, o veri e propri “stop”, della crescita di peso possono verificarsi quando il bambino si ammala. “In occasione di febbri o forme infettive è normale”, rassicura il pediatra. “Una volta guarito, il bambino dovrebbe, fisiologicamente, recuperare rapidamente. Se così non fosse, il pediatra farà qualche indagine per escludere problemi sottostanti”.

Peso, cosa cambia dai 6 mesi in su

Dal sesto al nono mese, il bambino aumenta circa di 400-500 grammi al mese. “A partire dal sesto mese, l’aumento di peso non varia più solo in relazione alla quantità di cibo introdotta, ma dipende anche dalla vivacità del bambino che lo porta a consumare più o meno calorie e, dunque, a prendere più o meno peso”, avverte il dottor Stagi.

A un anno, il peso medio dovrebbe essere intorno ai 10 kg, quindi circa il triplo di quello alla nascita. “Ma la differenza di peso tra coetanei, a questo punto, può essere notevole, in relazione non solo all’alimentazione e al movimento, ma anche a fattori ereditari”.

Altezza del bambino: i genitori contano

Anche la lunghezza nel primo anno di vita aumenta tantissimo, portandosi dai circa 50 cm della nascita ai circa 74 dei dodici mesi.

“Per la statura, riveste particolare importanza l’ereditarietà: ogni bambino segue un ‘programma’ in base al quale si svolgerà tutto il processo evolutivo fino al raggiungimento di una statura in genere adeguata a quella dei genitori”, spiega il dottore. “L’alimentazione interviene soprattutto sull’aumento di peso, mentre molto minori sono i suoi effetti sulla crescita della statura”.

E allora dove vanno cercate le cause se il piccolo “si allunga” poco? “Una possibile causa può essere la celiachia, ma prima di fare esami - ai quali spesso si ricorre in modo improprio - vanno valutati tanti elementi. Il pediatra potrà prescrivere accertamenti se ci sono altri fattori come diarrea cronica, inappetenza, cambiamento d’umore. Oppure un addome gonfio, un’anemia da carenza di ferro che non risponde alla somministrazione di ferro per bocca, e così via”, precisa il dottore. “Altre possibili cause di rallentamento della statura sono disordini della tiroide - come l’ipotiroidismo - o deficit di ormone della crescita”.

Dobbiamo considerare, infine, la possibilità che rallentamenti di crescita siano legati a errori di misurazione. “Spesso è difficile tener fermi i bambini durante i bilanci di salute”, spiega il dottor Stagi. “E quindi può capitare che la misurazione risulti inesatta e vada ripetuta”.

Circonferenza cranica, osservata speciale

Nel primo anno di vita passa da circa 35 a 47 cm, aumentando di circa il 50%. La sua misurazione può permettere di diagnosticare eventuali crescite eccessive, consentendo di rilevare anomalie come macrocefalie da idrocefalo - una malattia caratterizzata da un aumento del liquido cefalorachidiano contenuto nei ventricoli cerebrali e negli spazi sub aracnoidei - oppure in difetto, come microcefalie legate a malformazioni encefaliche, malattie metaboliche, malattie infettive, e così via.

Sarà il pediatra a indirizzare i genitori verso una visita specialistica. Anche in questo caso andrà presa in considerazione la presenza di macrocefalie o microcefalie costituzionali, cioè familiari. E sarà proprio la curva di crescita a permettere di distinguerle da condizioni che invece possono porre il sospetto di una patologia.

Benedetta Strappi

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Quanto dovrebbe crescere un neonato in un mese?

Settimana dopo settimana il bambino crescerà circa 20-30 grammi al giorno, che corrispondono a 140-210 grammi alla settimana. Nel primo mese di vita anche la crescita in lunghezza sarà molto veloce, con un aumento di circa 5 centimetri alla fine del primo mese.

Quanto deve prendere di peso un neonato a settimana?

Secondo l'O.M.S (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel primo trimestre si considera adeguato un aumento di peso di 120 gr a settimana. Questo ritmo di crescita rallenta nei mesi successivi e in genere il bambino arriva a raddoppiare il peso che aveva alla nascita entro i sei mesi (e a triplicarlo entro l'anno).

Quanto pesa un neonato di un mese?

Il peso medio è 3,3 chili, con alcune differenze tra maschi e femmine. In genere, i primi sono un po' più “cicciottelli” delle neonate. La lunghezza media è di 50 centimetri per entrambi i sessi.

Quanto crescono i neonati a due mesi?

Nel secondo mese il lattante aumenta ancora il suo peso, fino a raggiungere i 5 Kg circa e si allunga ± a 60 cm., riesce a tenere tra le mani un oggetto leggero, assume una quantità di latte pari a circa 5 biberon al giorno.

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