Protagonista il giro del mondo in 80 giorni

George Francis Train. Chi era costui si chiederanno in molti. In realtà è stato un uomo, un americano, decisamente importante. Un imprenditore geniale, nato nel 1829 e morto nel 1904. Fra le  sue iniziative l’organizzazione della linea di navi Clipper, che partiva da Capo Horn e arrivava a San Francisco dando impulso esponenziale a quel segmento di commercio. Dopo il mare si dedicò ai binari e inventò la Union Pacific Railroad, la compagnia ferroviaria che operava nella zona centro-occidentale degli USA. E opera ancora. Negli anni della guerra civile si trasferì in Inghilterra, dove, per non perdere l’abitudine, diede vita a una compagnia di tram. Nel 1870 divenne l’uomo più popolare d’America dopo aver viaggiato intorno al mondo. Tanto popolare da ottenere, due anni dopo, la candidatura a Presidente.

Come può accadere che una vicenda, partita 150 anni dall’America del dopoguerra civile,  riesca ad approdare a Il giro del mondo in 80 giorni, film d’animazione, diretto da Samuel Tourneux, uscito quest’anno?  Può accadere, perché Jules Verne, il grande, visionario scrittore francese, fu talmente colpito dal personaggio Train da costruire su di lui il modello di Phileas Flogg, il flemmatico nobile inglese che per scommessa, nel 1872, riesce a fare il giro del mondo in ottanta giorni, secondo il romanzo omonimo. Ma non era soltanto il frenetico George Francis Train a ispirare Verne, era tutta l’epoca. Erano i progressi tecnologici di quegli anni, era la rivoluzione industriale che aveva tutto cambiato e accelerato: treni veloci, navi a vapore e poi il canale di Suez con tutti, gli enormi benefici che portò.

Flogg, in compagnia del fedele Passepartout, viaggiando su piroscafi, treni, dorso d’elefante, palloni, slitte, golette, parte da Londra, raggiunge Suez passando da Brindisi, tocca Bombay, Calcutta, Hong Kong, Yokohama, San Francisco, New York, per rientrare a Londra stremato, ma nel tempo utile per vincere le ventimila sterline della scommessa. Il romanzo divenne un... superbestseller. Fa senz’altro parte della più bella formazione di tante generazioni. Come poteva il cinema ignorare una fonte così generosa.

Fa testo l’edizione del 1956 diretto da Michael Anderson, con David Niven. Film che fa parte della memoria del cinema quasi come il romanzo. Grande sforzo produttivo, cammei suggestivi a nobilitare e tutto il resto che funziona alla perfezione. Il tutto accreditato da ben 5 Oscar, compreso quello assoluto al titolo e quello alla rapinosa canzone composta da Victor Young. Citabile anche un remake del 2004, firmato da Frank Coraci, con Jackie Chan.

E così si arriva all’edizione di quest’anno che naturalmente può solo ispirarsi alla vicenda secondo le regole dell’animazione. Protagonista è la scimmietta Passepartout che chiusa nella sua stanza sogna di emulare l’impresa del suo idolo Juan Frog De Leon, primatista del giro del mondo in novanta giorni. Le difficoltà sono enormi, ma ad aiutarlo ecco palesarsi nientemeno che il vero Fileas Frog. I ruoli sono dunque capovolti. Ma il cinema, l’animazione soprattutto, può permettersi ogni licenza.

Cosa fa cambiare un uomo? Phileas Fogg, gentleman inglese, preciso fino alla mania, ordinatissimo, abitudinario, gelido nella manifestazione dei sentimenti, giocatore di whist, lettore di quotidiani colti e frequentatore del Reform Club di Londra. Un’esistenza placida e monotona che sembra essere organizzata per non cambiare mai e invece cambierà, grazie a un viaggio, anzi a una scommessa, quella del giro del mondo in 80 giorni.

Il viaggio come fattore di cambiamento

In questo romanzo del 1872, l’autore Jules Verne sembra dirci che è proprio il viaggio il fattore che scatena il cambiamento. Phileas Fogg scommette buona parte del suo patrimonio, con un gruppo di colleghi del Reform Club, sull’incredibile idea di partire e ritornare a Londra, circumnavigando il globo, in 80 giorni.

Insieme al nuovo domestico, Jean Passepartout, molla esplosiva nelle peripezie romanzesche, Fogg attraverserà una parte d’Africa, d’Asia e d’America, per poi ritornare nella vecchia Europa. Il suo però non è un vero viaggiare, non si interessa ai luoghi e alle culture che incontra. Il suo obiettivo è vincere la scommessa, per non perdere il patrimonio. I veri viaggiatori sono Passepartout, Verne medesimo e anche il lettore che, con la fantasia che lo anima, segue le vicende della storia. Ma nonostante la sua aristocratica indifferenza, quei chilometri attraversati in tutta fretta lasceranno una traccia nel suo cuore. Quel giro del mondo in 80 giorni lo trasformerà, facendogli anche scoprire il sentimento dell’amore. Ma riuscirà il nostro eroe a ritornare a Londra in tempo e a vincere la sua scommessa?

Stile e personaggi de Il giro del mondo in 80 giorni

Capitoli brevi e ritmo sostenuto, coerente col susseguirsi di eventi che rallentano o accelerano la storia. Lo stile è ironico e quasi caricaturale, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Phileas Fogg, di primo acchito freddo e apatico, definito da Verne come «il prodotto delle scienze esatte» per la sua profonda fiducia nelle capacità dell’uomo, si rivela nel corso della vicenda un personaggio generoso e di buon cuore. Il maggiordomo ed ex circense, Passepartout, genuino ma confusionario, inizialmente restìo a un’avventura che appare tanto rocambolesca quanto impossibile, finisce non solo per abbracciare con entusiasmo e curiosità gli eventi, ma col diventare l’incarnazione dello spirito di avventura e di meraviglia, capovolgendo in farsa anche i momenti più drammatici. Ai due se ne aggiungono altri, come l’ispettore Fix, che riveste i panni dell’antagonista che cerca di ostacolare l’avanzamento del viaggio o l’affascinante Auda che fa breccia nel cuore del gentleman inglese.

Contesto storico del romanzo

Da uno sguardo globale emerge un quadro sociale stratificato, dove il protagonista è sì il motore della storia, ma attorno a lui gravitano altre figure, altrettanto importanti per la realizzazione del progetto. L’autore riesce a costruire un contesto storico sufficientemente chiaro da essere convincente e accattivante.

Il romanzo si colloca a metà strada tra un racconto di viaggio (tema caro a Jules Verne) e un omaggio alle scoperte tecnologiche del XIX secolo. Un’opera che, letta più di cent’anni dopo, regala lo stesso desiderio di esplorare e di partire, anche senza scommesse da vincere!

Roberta Cecchetto

Quanti anni ha Phileas Fogg?

Personaggio fittizio Vive a Londra al numero 7 di Saville Row, la strada dei sarti alla moda, in una casa di città "in cui Sheridan è morto nel 1814" e che "senza essere esagerata, è raccomandata per la sua estrema comodità." All'inizio del romanzo, Fogg ha circa quarant'anni ed è un bell'uomo.

Chi gira il mondo in 80 giorni?

Il giro del mondo in ottanta giorni (titolo originale Le Tour du monde en quatre-vingts jours) è un romanzo di avventura dell'autore francese Jules Verne, pubblicato per la prima volta nel 1872. ... .

Com'è Passepartout?

Jean. Jean, soprannominato Passepartout, è il nuovo domestico di Fogg. E' un bravo ragazzo dall'aspetto seducente: ha le labbra sporgenti, gli occhi blu e ha un carattere mite e servizievole. Ha la carnagione scura e i capelli scuri; il volto è grosso e il petto è largo.

Come si chiama la moglie di Phileas Fogg?

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