0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 0 Flares × Show Questo ultimo lavoro di Pier Paolo Pasolini è un testamento visivo, così come Petrolio è un testamento letterario. Alle nostre orecchie i discorsi di queste opere risuonano come una profezia assordante e purtroppo incompresa. La trama del filmdi Nicola Donadio 1944, ultimi mesi della Repubblica Sociale, in una villa isolata un gruppo di fedelissimi repubblichini dà sfogo a tutte le proprie voglie più estreme su alcuni giovani prigionieri. In particolare quattro uomini che rappresentano quattro diversi poteri (religioso, giudiziario, economico e nobiliare), dopo i racconti di quattro ex prostitute, organizzano rituali sessuali di gruppo di tipo sadomasochistico e feticistico. Per 120 giorni è stabilito un sistema di regole altro rispetto al solito. Col passare del tempo il confine tra il sesso e la tortura, l’accanimento, l’assassinio diviene sempre meno visibile. Un film allegorico come l’inferno dantescoPasolini fa incontrare il marchese De Sade con quel che resta delle ideologie totalitarie del XX secolo. Ma si tratta di una metafora, Salò è un film sul potere in generale, un potere che cerca di controllare gli individui mediante il controllo dei corpi. La denuncia è chiara, limpida e addirittura iperbolica. Il film incorse in numerose noie e sequestri giudiziari, le scene di coprofagia destarono particolare scalpore. Questo tipo di denuncia era diventato una ragione di vita per Pasolini, l’urlo disperato di un intellettuale che osserva un mondo in disfacimento. Era ormai arrivato a pensare che il potere fosse quanto di più anarchico possibile, chi ha il potere può fare praticamente ciò che vuole, con il massimo dell’arbitrio. Il numero quattro è figlio della simbologia di De Sade e ritorna numerose volte nel film, tanto che la pellicola si presenta divisa in un’anticamera più tre gironi, sulla scia della commedia dantesca. Proprio come L’inferno, Salò è una grande allegoria, con una struttura narrativa di stampo boccaccesco. Pasolini ritorna coraggiosamente sui suoi passi, addirittura abiurando dai suoi tre film precedenti, la cosiddetta “trilogia della vita”. Qui il sesso aveva un aspetto opposto, non forma di dominio, ma massima espressione della vitale ingenuità del corpo. Uno spezzone del filmUn’esperienza isolataQuesta rivisitazione contemporanea delle 120 giornate di Sodoma mette in secondo piano l’aspetto tecnico, volendosi evidentemente concentrare sul messaggio da lanciare allo spettatore. Tutto sommato si tratta di una voce isolata in un momento in cui la sperimentazione cinematografica impazzava e quasi mai il contenuto prevaleva sulla forma. Dietro la macchina da presa c’è il solito Pasolini, gli attori scelti per Salò erano masochisti anche nella vita, proprio come aveva già fatto in altri film. Ad esempio in Accattone (il suo primo film) i sottoproletari erano per lo più interpretati da vera gente di borgata. Salò o le 120 Giornate Di Sodoma: una retrospettivadi Giuseppe Galato aprile 2011 Diretto da Pier Paolo Pasolini, sebbene sia stato montato dopo la sua uccisione, Salò o le 120 giornate di Sodoma è uno di quei film che segnano con un tratto indelebile non solo la storia del cinema ma del pensiero umano in generale. Un film crudo, freddo, analitico, dove nulla è lasciato al caso e dove la trama è succube del messaggio che
Pasolini voleva trasmettere al pubblico. È importante notare come le vittime siano tutte adolescenti, a voler comunicare che il bombardamento mediatico del potere, le influenze esterne che portano l’individuo ad essere sottomesso, siano esse sociali o meno, vengano maggiormente assimilate nella prima fase della vita, che va dalla
nascita alla fine dell’adolescenza, fase in cui la psiche dell’individuo si forma e rimane pressoché inalterata per tutta la vita. Diretto da Pier Paolo Pasolini, sebbene sia stato montato dopo la sua uccisione, Salò o le 120 giornate di Sodoma è uno di quei film che segnano con un tratto indelebile non solo la storia del cinema ma del pensiero umano in generale. E che dire dei tanti epiteti e delle tante citazioni colte che i Signori sfoggiano nei loro
aulici discorsi? Un attacco alla borghesia che si innalza a classe sociale dominante anche ostentando una cultura di tipo non popolare (ai tempi del’uscita del film le fasce sociali basse, quelle di cui parlava Pasolini, erano, se non analfabete, di sicuro non fornite di una vasta cultura). Ed è sublime vedere accostate a citazioni di personaggi come Nietzsche o Wilde tanta volgarità. Un vero e proprio dualismo, contraddittorio, come lo è il sistema. Cosa succede in Salò di Pasolini?Con l'aiuto di Quattro Megere ex meretrici di bordello, instaurano per centoventi giornate una dittatura sessuale regolamentata da un puntiglioso Codice, che impone ai ragazzi assoluta e cieca obbedienza, pena la morte.
Quanto dura Salò?1h 57mSalò o le 120 giornate di Sodoma / Duratanull
Dove è stato girato Salò?Villa Sorra set di “Salò”
Pier Paolo Pasolini dirige macchine da presa e persone. Il poeta e regista si trova a Villa Sorra, nelle campagne di Castelfranco Emilia, per girare alcune scene del suo ultimo e discusso film Salò e le 120 giornate di Sodoma.
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