Sono i più comuni tra gli analgesici di automedicazione, e sono gli unici antipiretici raccomandati anche per i bambini. Paracetamolo e Ibuprofene (principi attivi che risentono di varie nomenclature “di brand”) sono tra i “farmaci obbligati” per lo scaffale di casa, a disposizione per il loro apporto immediato dinanzi al dolore lieve-moderato e a stati febbrili, nonché per il loro profilo di sostanziale sicurezza, al netto di qualche possibile effetto avverso legato perlopiù a sovradosaggi. Sono talmente diffusi che tendiamo però a confonderli, mentre hanno indicazioni e controindicazioni piuttosto diverse. Show
La confusione è legata anche al fatto che sono talora utilizzati in modo oramai “combinato” o quantomeno “alternato”, con effetti peraltro ambivalenti verso la febbre, e rischi aumentati di eventi avversi epatici, renali e gastrointestinali (pericoli da considerare soprattutto in età pediatrica), mentre la combinazione profilerebbe qualche beneficio una tantum in qualche caso particolare, come il dolore acuto post-operatorio. Il paracetamolo è ritenuto sicuro perfino durante la gravidanza, purché non vi siano problemi di allergie o in caso di insufficienza epatica o renale. L’ibuprofene invece aggiunge agli effetti antipiretici e analgesici una qualità antinfiammatoria, ma il suo impiego non è raccomandato durante la gestazione, in ragione di accertati rischi di inibire la sintesi di “prostaglandine” nel neonato, e presenta un aumento di rischio anche di problemi gastrici. Morale, il paracetamolo è ritenuto la scelta migliore per contrastare febbri e dolori lievi o moderati, nonché disturbi muscolo-scheletrici associati a processi infettivi. L’ibuprofene è invece maggiormente indicato quando il problema coinvolge anche sintomi di malattie reumatiche alle articolazioni, nonché infiammazioni non reumatiche e dolori mestruali. Sono principi attivi diversi, da valutare in funzione della tipologia e dell’entità del problema. La scelta tra l’uno e l’altro va calibrata su questo, limitando la tentazione del “cumulo”, se non in casi specifici, previa il suggerimento di un professionista e, come sempre, un’attenta lettura del foglio illustrativo. FONTI IntroduzionePremesso che il presente articolo rappresenta esclusivamente una disamina dell’attuale letteratura medica e NON deve in alcun modo sostituirsi al parere del proprio medico o farmacista, la risposta alla domanda del titolo non può che essere dipende, perché come spesso succede in medicina l’efficacia di una terapia dev’essere sempre valutata nei contorni di uno specifico contesto. Se tuttavia desideri una risposta secca, quello che posso dirti è che nei mal di testa non meglio specificati il paracetamolo, molecola contenuta in Tachipirina, è spesso considerata come farmaco di prima scelta per il sollievo dal dolore, insieme ai tradizionali FANS (ibuprofene, ketoprofene, aspirina, …) da banco per il buon profilo di tollerabilità che può vantare. Quindi sì, Tachipirina può essere assunta per il trattamento del mal di testa (la registrazione del farmaco in sede Ministeriale lo prevede espressamente) e si è dimostrata efficace soprattutto per le forme meno gravi di cefalea. Getty/Westend61 Funziona? Dipende (anche) dal tipo di mal di testaL’efficacia del farmaco per il trattamento delle cefalee è ampiamente variabile rispetto a numerosi fattori, tra cui principalmente:
Soprassedendo per ora alla questione dose, cui dedicheremo il paragrafo successivo, e la risposta soggettiva al farmaco che non può essere prevista, vale la pena soffermarsi sul corretto riconoscimento ed inquadramento del mal di testa, perché questo consente di poterlo affrontare con maggior efficacia. Le più comuni forme di cefalea sono:
A complicare il quadro è da notare che alcune forme possono coesistere, ma soprattutto che è possibile individuare numerose altre cefalee, alcune primarie (ovvero senza causa specifica) e soprattutto secondarie (conseguenti ad altra patologia). Nel complesso è stato rilevato che
La Tachipirina e relativi equivalenti a base di paracetamolo vengono quindi ad essere usati per il trattamento della cefalea tensiva non grave e, con maggior successo, per i casi non severi di emicrania, mentre non è generalmente sufficiente a dare sollievo alla cefalea a grappolo che è per definizione più dolorosa. Rimane invece presumibilmente il farmaco di prima scelta in gravidanza ed allattamento, ovviamente sempre previo parere del ginecologo. In tutti i casi di mal di testa cronico, ovvero che si manifesti spesso, è raccomandabile rivolgersi ad un neurologo perché l’abuso di farmaci da banco può evolvere verso la cosiddetta cefalea da abuso di farmaci (anche indicata come cefalea da FANS, da antidolorifici, da rimbalzo, …), una forma di mal di testa causata e sostenuta proprio dall’eccessivo utilizzo di farmaci e che richiede quindi necessariamente la sospensione degli stessi e l’eventuale cambio con altra terapia. Come si assume? Quando e quanto?Generalmente si consiglia di assumere un antidolorifico ai primi sintomi di cefalea, senza aspettare “che magari passa da sola”; questa strategia consente di massimizzare la probabilità di successo nel sollievo dal dolore (ed è la ragione per cui anche molti antinfiammatori vengono consigliati a stomaco vuoto solo nel caso di mal di testa, per questioni di rapidità). La dose da assumere è idealmente la cosiddetta “minima efficace”, ovvero la dose più bassa possibile ma sufficiente a garantire una completa scomparsa del dolore; questa può essere in genere individuata con l’esperienza, mentre il punto di partenza è rappresentato dalla dose di 500 mg (dose per l’adulto) eventualmente aumentabile, a giudizio medico, fino a 1000 mg. Si raccomanda in ogni caso di NON superare i 3000 mg al giorno. Magari un bel caffè…Un’efficace aggiunta è rappresentata dalla caffeina, che in alcuni soggetti garantisce un più rapido e completo sollievo dal dolore, tanto che è stata inserita nella formulazione di diversi farmaci (o può essere assunta in forma di bevanda, preferibilmente non zuccherata, come caffè o the). È interessante notare che i benefici antidolorifici della caffeina, seppure modesti, non si esauriscano al solo mal di testa, ma siano estesi anche ad altre forme di dolore (fonte Cochrane). Sulla base di queste considerazioni esistono formulazioni farmacologiche che prevedono una combinazione di paracetamolo e caffeina (ad esempio Tachicaf bustine, farmaco che richiede ricetta medica). Quando rivolgersi al medicoSecondo i medici delle cliniche Mayo sarebbe opportuno rivolgersi al medico (o ad un neurologo) nel caso di mal di testa che sia o diventi:
È invece necessario rivolgersi in Pronto Soccorso in caso di cefalea accompagnata da uno o più dei seguenti sintomi
Come antidolorifico è meglio OKI o Tachipirina?Quindi per quanto riguarda la funzione di antidolorifico vanno bene entrambi ma l'Oki, rispetto alla tachipirina, ha un effetto collaterale da non sottovalutare, perché diminuisce la capacità protettiva della mucosa dello stomaco.
Cosa prendere in caso di dolori muscolari?I principali antidolorifici sono:. Diflunisal.. Idromorfone.. Ketoprofene.. Metadone.. Paracetamolo.. Petidina (Meperidina). Prilocaina.. Procaina.. Come antinfiammatorio meglio Brufen o Tachipirina?Non è complicato, in conclusione: dolore e febbre, va bene la Tachipirina o paracetamolo, se c'è anche infiammazione, ci vuole ibuprofene.
Cosa succede se si prende la tachipirina senza avere la febbre?La Tachipirina si può prendere senza febbre ma al contempo non è sempre preferibile come scelta: nel caso di sintomi influenzali senza febbre si rischia di non lasciare al corpo la possibilità di innescare automaticamente le proprie difese contro possibili infezioni batteriche e virali e stimolare i globuli bianchi a ...
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