Tina Turner, una delle più grandi icone musicali di tutti i tempi, non è mai stata una donna qualsiasi. Potente vocalist, talentuosa ballerina autodidatta dall’atteggiamento selvaggiamente sensuale, valida compositrice, affidabile professionista, ma soprattutto pioniera del riscatto femminile, ha dimostrato come sia possibile riemergere da abissi profondi per proiettarsi verso una nuova vita dai risvolti insperati. Amata dai colleghi musicisti, adorata dai fan e nota
praticamente a chiunque in ogni angolo del globo, è stata e continua a essere fonte di ispirazione, esempio di forza, simbolo di determinazione. Show Le origini Nata il 26 novembre del 1939 a Nutbush, Tennessee, con il nome di Anna Mae Bullock, cresce in una umile famiglia dedita al lavoro nelle piantagioni di cotone. Dopo la separazione dei genitori, nessuno dei
quali sembra interessato a tenerla con sé, va a vivere presso i nonni. Sin da giovanissima la musica rappresenta per lei un rifugio: cresciuta in una zona dove la religione permea molti aspetti della vita quotidiana, viene influenzata in maniera determinante dal gospel e dagli spiritual che si cantano in chiesa. In Tennessee è inevitabile che si sviluppi anche una naturale convivenza con il blues e il soul. Si fa presto notare per le doti vocali cantando nei cori della chiesa battista che
frequenta, trovandovi un’oasi di leggerezza in grado di alleviare almeno in parte un’infanzia complicata. Tina non perde tempo: dopo aver conosciuto Ike Turner, il leader del gruppo, restando stregata dal suo carisma, nelle settimane successive si propone per entrare nella line-up come cantante. Ike inizialmente non la tiene in considerazione, nessuna donna aveva finora fatto parte della band, fino a quando, siamo nel 1957, appurate le qualità canore della ragazza, allora diciottenne, le concede il ruolo di corista, con il nome di Little Ann. Tina prende così parte alle registrazioni dell’album Boxtop, avvenute l’anno successivo e, nel frattempo, intraprende una relazione di breve durata con l’allora sassofonista dei Kings Of Rhythm, Raymond Hill, con il quale nel 1958 avrà un figlio, Craig Raymond. Tina lo crescerà senza l’aiuto di Hill (il quale morirà nel 1996 all’età di 62 anni) e nei mesi successivi si troverà coinvolta nella lunga e tormentata love story con Ike, che nel frattempo si è a sua volta separato dalla moglie, Lorraine Taylor, dalla quale aveva avuto due figli, Ike Jr. e Michael. La vera svolta artistica avviene nel 1960, quando Ike convoca la band per registrare il brano “A Fool In Love”. Art Lassiter avrebbe dovuto cantare il brano, ma quel giorno non era presente. Ike – che aveva già pagato lo studio - non voleva perdere inutilmente la giornata, pertanto affida a Little Ann in via provvisoria la parte vocale, riservandosi di sovra-inciderla in seguito. Nei giorni successivi il nastro giunge però nelle mani del presidente dell’etichetta r&b Sue Records, Juggy Murray, il quale ne resta impressionato a tal punto da battersi per convincere Ike (grazie anche a un sostanzioso anticipo di 20.000 dollari) a mantenere la parte cantata da Little Ann nella versione definitiva della canzone. Pubblicata nel luglio del 1960, “A Fool In Love”, con la voce di Little Ann, vola dritta al secondo posto della chart r&b di Billboard, e al numero 27 di quella generalista. Nonostante la giovane età, è riconoscibile quel potente e graffiante timbro vocale che oggi è considerato il suo inconfondibile trademark: unire quella voce a una buona melodia soul-pop fu davvero una grande idea. I primi successi Il successo del brano induce Ike a prendere due decisioni strategiche. La prima è quella di modificare il nome d’arte di Little Ann in Tina Turner, facendole quindi acquisire artisticamente il proprio cognome. Ike mostra così da subito il proprio lato cinico e affarista, tendente ad assumere il totale e assoluto controllo della situazione: il cambio del nome è un modo per imprimere il proprio marchio, per fare di Ann una dipendente, una sottoposta. La seconda
decisione è quella di trasformare i Kings Of Rhythm nella backing band di Ike e Tina Turner, mutando persino la ragione sociale della formazione, che da allora in poi si sarebbe presentata al mondo come Ike & Tina Turner Revue. L’anno seguente, “It’s Gonna Work Out Fine” diviene il secondo singolo di Ike & Tina Turner a superare il milione di copie vendute, procurando ai due la prima nomination ai Grammy Awards, nella categoria “Best Rock And Roll Recording”. Il successivo album Dynamite!, oltre a contenere tutte e tre le tracce già citate, presenta due ulteriori future hit: “Poor Fool” e “Tra La La La La”. La popolarità del duo continuerà a crescere per tutti gli anni Sessanta, grazie anche all’esplosività, sia dal punto di vista musicale che visivo, dei loro show, all’epoca paragonabili soltanto a quelli di James Brown. L’aggressiva potenza vocale di Tina, unita alla sua straripante sensualità, risulta moltiplicata dalla presenza scenica delle Ikettes, coreografico trio di coriste e ballerine che realizzeranno anche dischi a nome proprio. Fondamentale anche la scrupolosa programmazione di tour e apparizioni televisive. I loro spettacoli riescono a ottenere apprezzamenti trasversali: negli stati del Sud sono fra i pochi musicisti capaci di attrarre un pubblico multirazziale, fenomeno tutt’altro che semplice in un momento tanto complicato per le persone di colore. Nel 1967 Tina sarà in un colpo solo la prima artista non bianca e la prima artista donna a comparire sulla copertina del magazine Rolling Stone, motivo di grandissimo orgoglio per l’intera comunità black. In quei giorni Tina attrae anche la curiosità di Phil Spector, il quale, decisamente colpito dopo averla vista esibirsi in un locale sul Sunset Strip, si offre per co-produrre l’album River Deep Mountain High, pubblicato in Inghilterra nel 1966. Il brano portante, scritto dallo stesso Spector, diviene il primo grande successo di Ike & Tina in Inghilterra, mentre negli Stati Uniti si rivela – almeno inizialmente - un mezzo fiasco, salvo con gli anni essere riconsiderato fra i pezzi più pregiati della loro discografia. A causa dell’iniziale insuccesso, l’album sarà pubblicato negli Stati Uniti soltanto nel 1969. Phil Spector credeva molto nella voce e nel carisma di Tina, e fa avere una grossa cifra di denaro a Ike per convincerlo a restare lontano dallo studio di registrazione, evitando così pressioni e ingerenze durante le session. Gli apprezzamenti ricevuti nel Regno Unito sono di tale portata che i Rolling Stones scelgono Ike & Tina come opening act per un tour inglese di dodici date. I Rolling Stones diventeranno presto una delle principali fonti di ispirazione per il duo, e Mick Jagger un grande amico di Tina (la leggenda narra che sarebbe stata lei a insegnargli a ballare…). Fra i migliori album pubblicati dalla coppia nel corso degli anni Sessanta va segnalato anche Outta
Season, con il quale nel 1969 Ike & Tina decidono di esplorare i sentieri del blues, uno dei generi più in voga in quel periodo, reinterpretando brani ripresi dal repertorio di B.B.King, Wille Dixon, Sonny Boy Williamson, Eddie Boyd, Lowell Fulson e Otis Redding, più “Motherless Child”, il rifacimento dello spiritual “City Called Heaven”. Ma fra i due non è tutto rose e fiori: nella seconda metà degli anni
Sessanta i rapporti fra Ike e Tina – da sempre turbolenti - peggiorano ulteriormente, anche a causa della dipendenza di Ike da alcol e cocaina. Già nel 1960, all’indomani della registrazione del singolo “A Fool In Love”, davanti alla minaccia da parte di Tina di rompere la loro relazione, Ike reagì con violenza. Gli anni SettantaTina, dal canto suo, nel 1970 ottiene la prima nomination ai Grammy Awards come solista per il brano “The Hunter” nella categoria “Best Female R&B Vocal Performance”. Lo stesso anno anche Ike ne ottiene
una, per “A Black Mans Soul”, nella categoria “Best R&B Instrumental Performance”. Ormai il duo non solo appare in maniera stabile nei cartelloni di alcuni fra i principali festival musicali, ma incrocia spesso il proprio cammino con altre star di primaria grandezza: dai già citati Rolling Stones a Janis Joplin, passando per Jimi
Hendrix che, prima del grande successo personale, a metà degli anni Sessanta aveva suonato per un breve periodo nella Revue con Ike & Tina. Un’altra hit importante è “Nutbush City Limits”, nel 1973, un incalzante funky-soul scritto da Tina con l’intento di descrivere la propria città natale. E’ con questo
pezzo che inizia a delinearsi in maniera più netta il sound che oggi viene associato a lei e che influenzerà molti artisti negli anni successivi. “Nutbush City Limits” è un grande successo soprattutto in Europa, dove l’album omonimo (forte anche di un'altra prodezza soul come "Too Many Tears") vende oltre un milione di copie, e resterà per sempre nel repertorio degli spettacoli di Tina come solista. Agli inizi degli anni Settanta Ike, da sempre attratto dal processo di registrazione e riluttante nei confronti del sistema delle label, corona il sogno di allestire degli studi di proprietà. Inaugurati a Inglewood, in California, con l’intento di farne il proprio quartier generale, i Bolic Sound Studios erano considerati studi di registrazione all'avanguardia, dotati di attrezzature e strumentazione di primissimo livello. Oltre a ospitare le session di tutti i dischi realizzati da Ike e Tina dal 1970 in poi, i Bolic Sound saranno utilizzati da numerosi musicisti di grande fama, fra i quali Rolling Stones, Turtles, Duane Allman, Natalie Cole, George Harrison, Chaka Khan, Paul McCartney, Billy Preston, Little Richard e Bobby Womack. Frank Zappa vi mette a punto gran parte del materiale confluito negli album "Over-Nite Sensation" (1973, il suo lavoro più black oriented) e "Apostrophe" (1974), con il contributo delle Ikettes come coriste, per l'occasione arricchite dalla presenza della stessa Tina. Gli esordi come solista e la separazione da Ike Nel 1974 Tina Turner pubblica il primo album come solista, Tina Turns The Country On!, che guadagna un’altra nomination ai Grammy Awards nella categoria “Best Female R&B Performance”. Registrato presso i Bolic Sound Studios, il disco canalizza l’energia della Turner verso un soul dalle inflessioni gospel (“Help Me Make It Through The Night”, “There’ll Always Be Music”, “The Love That Lights Our Way”), aggiungendo qualche vaga speziatura country (“Don’t Talk Now”) e relegando le sortite più briose al rock blues di “Bayou Song” e al rock’n’roll di “I’m Moving On”, dal piglio decisamente Stones. Nonostante la qualità delle interpretazioni e delle canzoni, fra le quali cover di Bob Dylan, Kris Kristofferson, James Taylor e Dolly Parton, i riscontri delle vendite si posizionano al di sotto delle aspettative, e il tentativo (pilotato ad arte dallo stratega Ike) di ampliare la visibilità e il ruolo di Tina anche come solista non sortisce gli effetti sperati. Nel 1975 Tina viene scelta per il ruolo di Acid Queen nella
trasposizione cinematografica dell’opera rock degli Who “Tommy”, per la regia di Kurt Russell. Per capitalizzare il successo del film esce il suo secondo album solista, che prende per l’appunto il titolo di Acid Queen. Nel lato A compaiono due cover dei
Rolling Stones (“Let’s Spend The Night Together” e “Under My Thumb”), due degli Who (“Acid Queen” e “I Can See For Miles”) e una dei Led Zeppelin, la celeberrima “Whole Lotta Love”. Nel 1976, mentre fioccano contratti e nuove proposte per il duo, Tina, seriamente provata dal rapporto sempre più complicato con il partner, un incubo fatto di pesanti maltrattamenti e continui litigi, molla tutto e chiede ufficialmente il divorzio. L’addio si consuma mentre si trovano all’Hilton Hotel di Dallas, una delle tappe del tour di quell’anno. La causa di divorzio si trascina per oltre un anno, fino alla
ratifica da parte del Tribunale nel marzo del 1978. Come Tina stessa racconterà anni dopo, la relazione con Ike era caratterizzata da abusi e violenze: Ike la picchiava, ed era certamente un personaggio prepotente e dominante, una situazione dalla quale Tina intendeva fuggire, sia professionalmente che personalmente. Per superare un periodo tanto difficile Tina si affida alla fede e a quella religiosità, evidentemente mai del tutto sopita, che la accompagnò durante l’infanzia. Quasi incidentalmente si avvicina al buddismo, pratica che non abbandonerà più per il resto della vita. Ike invece scompare completamente dall'orizzonte, e andranno a vuoto le proposte da parte di lui di
realizzare nuovo materiale come duo. La carriera di Ike proseguirà senza grandi acuti, nonostante il restyling dei Kings Of Rhythm (tuttora in attività) e un Grammy Awards vinto nel 2007 (l’unico come solista) nella categoria “Best Traditional Blues Album” per Risin’ With The Blues, appena prima della sua morte, avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno. Qualche anno prima Ike aveva affidato le proprie memorie all’autobiografia “Takin’ Back My Name”, pubblicata nel
1999. Un lento prematuro oblio Completato dopo il divorzio, nel
1978 esce il primo album di Tina Turner senza il contributo di Ike, Rough. Per ironia della sorte, Tina resta ai margini del music business proprio mentre esplode la scena funky, trainata da musicisti che si ispirano apertamente non solo a James Brown, Sly Stone o
Stevie Wonder (per citare alcuni fra i nomi più ricorrenti) ma anche a quanto prodotto da lei stessa in quasi vent’anni di carriera. Nel 1979 non va meglio con il successivo Love Explosion, addirittura non pubblicato negli Stati Uniti. Fortemente influenzato dalla disco music e prodotto da Alec R. Costandinos
(producer francese che nel 1976 partecipò alla scrittura di “Love In C Minor” di Cerrone), Love Explosion non riesce a entrare nelle chart di vendita e, come conseguenza, Tina rimane senza contratto discografico. I quattro dischi pubblicati negli anni Settanta, oggi senza dubbio da rivalutare, sono tuttora di difficile reperibilità, fuori catalogo e non presenti nelle piattaforme streaming. La rinascita Per Tina è dura dover ricominciare da capo da sola, affrontando tutte quelle difficoltà, ma dopo un paio d’anni di silenzio discografico, nel 1981 qualcosa inizia a muoversi: gli amici Rod Stewart e Rolling Stones la invitano a duettare assieme e ad aprire alcuni concerti programmati sul suolo americano. Per riuscire a conquistare un
pubblico più ampio, ha però bisogno di una nuova immagine, decide allora di firmare un contratto con il manager Roger Davies, che accetta di prendersi cura di lei e le consiglia di provare a trasformarsi in una “rockstar”. Nel 1982 viene coinvolta nella reinterpretazione di una hit del 1970 dei Temptations, “Ball Of Confusion”, che in Europa diviene un successo nel circuito delle discoteche, raggiungendo la Top 5 in Norvegia. Tale affermazione induce la Capitol Records a proporle un contratto
per tre album, e di lì a poco le verrà proposta un’altra cover. Passano pochi mesi e, nel maggio del 1984,
Private Dancer impone definitivamente Tina Turner come superstar di livello mondiale. Registrato in diversi studi inglesi con il contributo di numerosi produttori, Private Dancer mostra un suono più levigato rispetto alle hit condivise con l’ex-marito molti anni prima, ma l’energia a cavallo fra rock e southern soul imprime alle canzoni quello che diventa il suo riconoscibilissimo marchio di fabbrica. L’apertura è affidata alla significativa e autobiografica “I
Might Have Been Queen”, che fissa subito il mood generale. Il singolo trainante è “What’s Love Got To Do With It”, brano adulto che comunica il rammarico e il rimpianto di una donna che ha vissuto, ha sofferto ed è sopravvissuta a mille disavventure. Dalle lievi inflessioni reggae, “What’s Love Got To Do With It” vende un milione di copie negli Stati Uniti (dove sarà il suo primo e unico numero 1) e mezzo milione in Inghilterra, approdando praticamente in tutte le Top Ten europee. Private Dancer viene supportato da un tour mondiale di 182 date che totalizza due milioni e mezzo di spettatori e circa 40 milioni di dollari di incasso al box
office; i due spettacoli tenuti a Birmingham nel mese di marzo, comprese le esibizioni condivise con Bryan Adams e David Bowie, vengono filmati per trarne un Vhs, “Tina Live: Private Dancer Tour”. Il disco vende complessivamente dieci milioni di copie, delle quali la metà nei soli Stati Uniti: il più grande successo commerciale
dell’intera carriera di Tina Turner. L’album e il singolo “What’s Love Got To Do With It” si aggiudicheranno quattro Grammy Awards sulle sei nomination complessivamente raccolte. Tina Superstar Tina Turner è ormai un’icona globale della musica pop. Dopo aver partecipato alle registrazioni del vendutissimo singolo benefico “We Are The World”, viene scelta - assieme a Mel Gibson - come protagonista per il film Mad
Max III, Oltre la sfera del tuono, per il quale registra i due inediti “We Don’t Need Another Hero”, altro grosso successo commerciale, e “One Of The Living”, che le fa guadagnare un nuovo Grammy Award. Dopo la Acid Queen, ecco un altro ruolo perfetto per lei, da forte e cattiva, una donna che in questo caso governa una città. Il successo riscosso le assicura un altro importante riconoscimento: nel 1986 viene introdotta nella prestigiosa Hollywood Walk Of Fame. Individuata la formula magica, nel 1986 esce Break Every Rule, che si pone stilisticamente in scia all’album precedente, mantenendosi sul medesimo standard qualitativo. Il cast è stellare: fra gli altri vanno ricordate almeno le superstar Phil
Collins (batteria sia nell’hit single “Typical Male” che in “Girls”, scritta da David Bowie), Eric Clapton (chitarra in “What You Get Is What You See”) e Steve Winwood (tastiere in “Afterglow”). “Break Where You Started” (che frutterà l’ennesimo
Grammy Award, il terzo consecutivo come “Best Female Vocal Performance”) è il momento più rock del disco, scritto e prodotto da Bryan Adams, il quale affida l’esecuzione dell’assolo al suo chitarrista Keith Scott. “Overnight Sensation” ha invece l’inconfondibile impronta di Mark Knopfler, che scrive, produce e suona la chitarra (interviene anche in “Paradise Is Here”, nel quale troviamo anche il sax di Branford
Marsalis). In quel periodo Tina registra anche ulteriori tracce, tuttora inedite, durante session tenute con Steve Lillywhite e Bryan Adams. E’ ospite anche nell’album di Eric Clapton "August", prodotto nel 1986 da Phil Collins, nel quale si rende protagonista dell’energetico
duetto “Tearing Us Apart”, diffuso come singolo all’inizio del 1987. Da marzo 1987 a marzo 1988 si svolge un nuovo imponente tour mondiale di ben 218 date che tocca ogni angolo del pianeta, totalizzando complessivamente quattro milioni di spettatori e un incasso di sessanta milioni di dollari. Tina Turner non è solo una superstar, ma una vera e
propria macchina da soldi. Nel 1988, a conclusione della trionfale tournée, viene pubblicato il doppio Tina Live In Europe, disco dal vivo in grado di catturare tutta l’energia espressa dalla cantante sul palcoscenico. Ampio spazio è riservato alle canzoni dei due dischi più recenti, con poche concessioni al repertorio condiviso in passato con Ike. Icona pop Tina Turner chiude il proprio decennio d’oro realizzando nel 1989 Foreign Affair, mostrandosi in forma smagliante nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo. Quasi interamente prodotto da Dan Hartman, pur rivelandosi un lavoro di grande qualità e dall’immenso potenziale radiofonico, Foreign Affair non
riesce a replicare i medesimi numeri dei due predecessori, forse perché dotato di canzoni che in parte affievoliscono gli entusiasmi rock della Turner (eccetto l’iniziale “Steamy Windows”) in favore di soluzioni e dinamiche più levigate. La straordinaria visibilità raggiunta dal singolo “The Best” (brano che grazie a lei ebbe una seconda opportunità, dopo essere stato inciso l’anno precedente da Bonnie Tyler), che resterà fra le tracce più popolari di Tina, funge da traino per un album che
mostra fra i propri punti di forza una serie di egregi midtempo morbidi ed eleganti, quali “Look Me In The Heart”, “I Don’t Wanna Lose You” e “Foreign Affair”, nobilitata dalla presenza della chitarra dell’amico Mark Knopfler. Nell’ottobre del 1990 la Turner monetizza ulteriormente il grande successo riscosso nel corso del decennio appena concluso attraverso la sua prima raccolta
di successi, Simply The Best, che vende oltre sette milioni di copie in tutto il mondo, di cui oltre due milioni nel solo Regno Unito, dove diventa il suo album di maggior successo, permanendo in classifica per ben 140 settimane. Oltre a una selezione di brani pubblicati nel corso degli anni 80, la compilation contiene tre inediti, la cover live di “Addicted To Love” di Robert Palmer e una nuova “dance version” di “Nutbush City Limits”. Gli ultimi album Nel 1993 esce nelle sale “What’s Love Got To Do With It”, film semi autobiografico diretto da Brian Gibson, con protagonisti Angela Bassett e Laurence Fishburne, entrambi nominati agli Oscar nei rispettivi ruoli. La Bassett si aggiudica il Golden Globe per la sua sentita interpretazione di Tina. Si tratta dell’adattamento di “I, Tina”, l’autobiografia pubblicata dalla Turner nel 1986. Il film ripercorre la vita della cantante,
dalle origini rurali al grande successo, non mancando di focalizzarsi a più riprese sugli assurdi abusi commessi da Ike, rendendoli così giustamente noti a tutti. L’atteggiamento di Tina Turner nei confronti del film è ambivalente. Se da una parte è contrariata, in quanto costretta a rivivere le brutalità subite da Ike, decide comunque di contribuire, spiegando i movimenti di alcune coreografie agli attori e reincidendo il celebre brano che dà il nome alla pellicola, incluso nell’omonima
raccolta pubblicata per l’occasione. Il successivo impegno
discografico è targato 1995, quando la voce di Tina viene scelta per materializzare una canzone scritta da Bono Vox e The Edge per la colonna sonora del nuovo film di James Bond, "GoldenEye". In Top Ten in quasi tutta Europa, il singolo ottiene particolare successo in Germania, dove vende ben 250.000 copie. Anticipato dal
singolo “When The Heartache Is Over”, il decimo album, Twenty Four Seven, esce il 28 ottobre del 1999 festeggiando i sessant’anni di Tina. Primo posto in Svizzera, terzo in Germania (i due paesi che maggiormente continuano a sostenerla), nono nel Regno Unito, soltanto ventunesimo negli Stati Uniti, Twenty Four Seven vende comunque oltre tre milioni di copie in tutto il mondo, delle quali oltre un milione in Europa, grazie anche al traino del nuovo tour a
supporto, con 95 date in Nord America e 26 in Europa, per complessivi due milioni e mezzo di spettatori. Nel novembre del 2004 viene pubblicato All The Best, una nuova doppia raccolta di successi, con l’aggiunta di tre inediti, che vende oltre seicentomila copie negli Stati Uniti (raggiungendo la seconda posizione in classifica) e un milione in Europa.
All The Best contiene anche il duetto realizzato nel 1993 con Eros Ramazzotti, “Cose della vita”. Non sarà l’unico caso in cui Tina incrocia la propria strada con musicisti italiani: accadrà di nuovo nel 2006, a fianco di Elisa per “Teach Me Again”, contenuta nella colonna sonora del film a episodi “All The Invisible Children”, i proventi del quale furono devoluti all’Unicef per sostenere progetti destinati a combattere la malnutrizione infantile in Africa. Nel 2008 arriva un nuovo Grammy Award, per il contributo di Tina al disco di Herbie Hancock "River: The Joni Letters", nel quale esegue il brano “Edith And The Kingpin”. Durante la cerimonia di premiazione torna a esibirsi, proprio accanto a Beyoncé. Il ritiro dalle scene Ma anche dopo il ritiro definitvo dalle scene, confermato alla fine del tour, Tina periodicamente torna a far parlare di sé, e si riaffaccia perfino in classifica. Cosa che avviene nel 2010 grazie a “The Best”, sulla spinta del suo utilizzo per fini sportivi, e in particolare calcistici: i sostenitori della squadra scozzese dei Rangers di Glasgow mettono in piedi una compagna promozionale per riportare il brano al primo posto in classifica, e il singolo torna ad arrampicarsi
sino alla nona posizione delle chart britanniche. Il ruolo della religione è stato sempre importante nella vita di Tina, sin da
bambina, quando cantava nel coro della chiesa. Convertitasi al buddismo, nel 2007 ha intrapreso il progetto musicale Beyond assieme alla cantante svizzera Regula Curti e a Dechen Shak-Dagsay, una cantante nepalese impegnata nello sdoganamento presso le nuove generazioni dei mantra tradizionali buddisti tibetani. Il progetto Beyond si pone l’obiettivo di fondere la tradizione con le melodie contemporanee. Passano gli anni, ma Tina Turner si conferma intramontabile: nell’aprile del 2013, a 73 anni, guadagna la copertina dell’edizione tedesca di Vogue, cosa mai accaduta a nessun personaggio della sua età. Strappa il record all’attrice Meryl Streep, che ebbe una copertina per l’edizione americana del magazine nel 2012 quando aveva 62 anni. L’anno successivo una nuova compilation, Love Songs, raccoglie 18 canzoni d’amore pubblicate da Tina nell’arco di tre decenni. Il suo addio alle scene è stato causato non soltanto dall’età, ma anche dal susseguirsi di una serie di gravi problemi di salute che l’hanno afflitta negli ultimi anni. Un ictus nel 2013, un cancro intestinale dignosticato nel 2016, oltre a seri problemi di ipertensione combattuti con rimedi omeopatici, i quali le hanno però provocato un’insufficienza renale. La cantante ha persino pensato di farla finita per sempre, iscrivendosi a Exit, un’associazione avente la finalità di guidare al suicidio assistito. Per fortuna ne è uscita, grazie anche all’intervento del marito, che nel 2017 le ha donato un rene. Come se non bastasse, ha dovuto vivere il dispiacere della perdita del figlio Craig Raymond, suicidatosi nel luglio del 2018 a 59 anni. Ma la sua leggenda continua ad alimentarsi senza soste: il 17 aprile del 2018 si svolge presso l’Aldwych Theatre di Londra la prima del musical biografico Tina, che esordisce a Broadway il 7 novembre dell’anno successivo. Basato sulla vita della Turner, è al contempo anche una sorta di juke-box contenente le sue canzoni
più significative. Con l’inevitabile interruzione causata dalla pandemia da Covid-19, lo show viene portato – non sempre con i medesimi attori - anche in Germania (prima ad Amburgo, poi a Stuttgart), Olanda (Utrecht) e dal 30 settembre del 2021 al Teatro Coliseum di Madrid. Nel 2020 contribuisce al film-documentario basato sulla sua vita, “Tina”, distribuito dalla Hbo e presentato il 2 marzo del 2021 al Festival Internazionale del Cinema di Berlino. A detta della stessa protagonista, la pellicola funge da parallelo al suo terzo libro, “Happiness Becomes You”, pubblicato a fine 2020, una guida di
ispirazione spirituale su come cambiare in meglio la propria vita, per il lancio del quale Tina cura personalmente una playlist di diciotto canzoni diffusa su Spotfiy, intitolata “Come Up Smiling”. Nell’estate del 2021 Foreign Affair diviene oggetto di una elegante reissue nella quale, accanto alla rimasterizzazione del disco originale, trovano posto numerosi bonus. Nel ricco box-set è incluso un secondo disco che mette in sequenza le B-side dei singoli e le
versioni remix diffuse all’epoca, più una take provvisoria di “The Best” finora mai edita. Sempre nel 2021, l'etichetta Sunset Bvd pubblica la doppia antologia
The Bolic Sound Sessions, nella quale vengono raccolte numerose registrazioni rare e di grande qualità incise presso i Bolic Sound Studios dalla Ike & Tina Turner Revue, per gran parte mai edite prima. In alcuni casi si tratta di nuove versioni di brani già portati al successo dalla coppia ("River Deep/Mountain High"), oppure reincisioni dei loro primi singoli, come
"A Fool In Love" e "I Idolize You", in una rielaborazione dai toni confidenziali, con un assolo di chitarra dai forti connotati harrisoniani. La grinta vocale di Tina è sempre al centro della scena, ma in gran spolvero anche il resto della band, intenta a unire la tradizione soul e rhythm and blues con il ritmo del più contemporaneo funky e la pura energia del rock'n'roll di evidente matrice
Rolling Stones. Quanti soldi ha Tina Turner?Improvvisamente, eccolo di nuovo in cima. Secondo la lista di People With Money di giovedì (27 ottobre), Turner è la più pagata cantante al mondo, grazie a sorprendenti guadagni di 96 milioni di dollari tra settembre 2021 e settembre 2022, un vantaggio di quasi 60 milioni di dollari sulla sua concorrente più vicina.
Quanti anni ha la Tina timer?La cantante americana ha 80 anni ed è riapparsa in pubblico a ottobre 2017 in occasione della presentazione del musical che ripercorre tutta la sua carriera (con le sue canzoni più belle).
Quando è stato l'ultimo concerto di Tina Turner?
Dove vive la Tina Turner?La cantante ha avuto una lunga relazione artistica e personale con Ike Turner. Nel 2013, dopo avere vissuto quasi vent'anni con il compagno Erwin Bach nel paesino di Küsnacht, nei pressi di Zurigo, riceve la cittadinanza svizzera.
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