Neonato attaccato al seno tutto il giorno

Allattare quando il bambino lo desidera e per tutto il tempo che vuole è la "regola d'oro" per un'alimentazione corretta del piccolo bambino 

Neonato attaccato al seno tutto il giorno

Fin dalla nascita, porre il bambino a contatto "pelle a pelle", così come indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'UNICEF, rafforza la relazione madre-figlio, permette al neonato di adattarsi meglio all'ambiente extra-uterino e favorisce l'allattamento al seno.
Per un neonato, attaccarsi al seno è un istinto innato e la frequenza e la durata delle poppate può variare molto da bambino a bambino. Più spesso e più a lungo ha occasione di succhiare al seno, più latte viene prodotto in quanto viene stimolata la produzione di prolattina, l'ormone che induce la produzione lattea.
Dopo la nascita e il primo contatto con il seno materno, alcuni neonati dormono molto, mentre altri si nutrono spesso. Durante i primi 3-5 giorni il latte non è abbondante, ma particolarmente prezioso per la sua particolare composizione. È denso, di colore giallo/arancio ed è chiamato colostro.
Il latte di transizione precede la produzione del latte maturo che avviene a partire dalla 3° settimana di vita.

Dopo 2-4 giorni dal parto il seno aumenta la produzione lattea (la cosiddetta montata lattea) e da questo momento la quantità di latte prodotta dipende dal numero delle poppate giornaliere.
Allattare al seno non segue infatti regole rigide. Il consiglio di allattare quando il bambino lo desidera e per tutto il tempo che vuole segue le conoscenze ormai dettagliate dei meccanismi che regolano la produzione del latte.
È consigliabile controllare l'alimentazione contando i pannolini bagnati dalle urine nella giornata. Se sono almeno 6, significa che viene assunta una quantità giusta di latte.
Inoltre, pesare il bambino una volta alla settimana può offrire un ulteriore metodo di controllo, anche se questa modalità non è più necessaria dopo le prime epoche della vita. Sarà sufficiente osservare la crescita, valutare il benessere e continuare a contare i pannolini bagnati.

I pasti sono in genere ugualmente distribuiti tra le ore diurne e notturne, impegnando così la mamma anche durante la notte. Le mamme accettano generalmente tale modalità di buon grado perché sanno che questi sacrifici offrono salute al proprio bambino.

Fin dai primi giorni, date le piccole dimensioni dello stomaco, le poppate sono frequenti. La suzione favorisce la montata lattea e le poppate hanno quindi un effetto positivo sulla produzione del latte. In genere il numero dei pasti varia tra 8 e 12 al giorno.
Anche dopo l'avvio dell'alimentazione complementare (svezzamento) il latte materno rimane un alimento importante nella dieta del bambino e le modalità rimangono le stesse: "a richiesta".

Se il bambino è allattato al seno e cresce bene l'allattamento deve essere "esclusivo" nei primi 6 mesi di vita, senza comprendere altre bevande o alimenti.
Lo svezzamento, infatti, non dovrebbe essere cominciato prima del 6° mese ed è bene che l'allattamento al seno continui per tutto il primo anno di vita del bambino e fino al 2° anno ed oltre, se mamma e bambino lo desiderano.

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  • A cura di: Lorenza Chiossi, Guglielmo Salvatori
    Unità Operativa Educazione Nutrizionale Neonatale e Banca del Latte Umano Donato
  • in collaborazione con:

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Ultimo Aggiornamento: 25 ottobre 2021



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  • Allattamento: gli errori da non fare

Neonato attaccato al seno tutto il giorno

Quando l'allattamento al seno non è ancora ben avviato, la neomamma può incontrare qualche piccola difficoltà. Ecco alcuni errori che possono interferire con il successo delle poppate

Durante i primi giorni di allattamento al seno, è facile che la neomamma cada in una serie di piccoli, tipici errori che possono interferire con il normale avvio dell'allattamento al seno. Ecco quali sono e come è possibile evitarli.

1. Guardare l'orologio

Un tempo era la norma. Tra una poppata e l'altra si suggeriva alle neomamme di lasciar trascorrere una pausa di due ore e mezza-tre. In realtà, il discorso degli orari è adatto per un'alimentazione con formula artificiale, non per l'allattamento al seno. Alla mamma che allatta non serve l'orologio, è il suo bambino che segnala quando è il momento di poppare!

Osservando il piccino e assecondando la sua richiesta, la mamma avrà la certezza di nutrirlo in modo adeguato. Il latte materno è perfettamente digeribile, per cui il bimbo lo assimila in tempi brevi e la sua composizione si modifica di continuo, nel corso della giornata e nel corso addirittura della stessa poppata. Può capitare che in occasione dell'ultima poppata il bimbo abbia assunto un latte particolarmente ricco di lattosio, quindi più "leggero" e velocemente assimilabile e che dopo mezz'ora abbia già digerito. Se la mamma, anziché attaccarlo nuovamente al seno quando mostra di voler poppare, decide di attendere un orario prestabilito, il bebè dovrà sopportare il disagio della fame a lungo! Solo il bimbo sa quando il suo stomaco è vuoto e quindi la mamma dovrà fidarsi di lui senza preoccuparsi di orari, schemi e numero di pasti che nulla hanno a che fare con l'allattamento al seno. Semmai è valido il suggerimento contrario: finché il bimbo è molto piccolo e l'allattamento è ancora in fase di "rodaggio", meglio non lasciar trascorrere troppo tempo tra una poppata e l'altra. Se durante il giorno il bebè dovesse fare dei sonnellini molto lunghi, superiori alle quattro ore consecutive, almeno inizialmente è meglio svegliarlo e offrirgli il seno.

Ricordiamo, infine, che il bebè può cercare il seno anche perché ha sete o, ancora, perché ha bisogno di consolazione. Negargli il seno, significa lasciarlo in una situazione di disagio che non ha alcuna possibilità di risolvere da solo.

2. Nutrirlo a orari fissi

Come non ha senso guardare l'orologio per sapere quando il bebè deve mangiare, non è assolutamente indicato stabilire una durata della singola poppata. Ancora oggi può capitare che alla neomamma venga raccomandato di allattare solo dieci minuti per seno. Un monito che, però, non tiene conto della particolare composizione del latte di mamma che, come abbiamo detto, cambia nel corso della poppata. Inizialmente il bimbo riceve un latte più ricco di lattosio, dissetante ma meno nutriente. Nella seconda parte della poppata, assume invece un alimento più sostanzioso che lo farà crescere. Interrompendo il pasto del bebè dopo un tempo prestabilito, c'è il rischio di privarlo del latte più nutriente.

Inoltre non tutti i bimbi sono uguali: ci sono neonati che succhiano con voracità e in pochi minuti si staccano spontaneamente dal seno e altri che impiegano più tempo per ricevere la quantità di latte adeguata al loro bisogno. Ancora una volta il consiglio è di fidarsi del proprio bambino e lasciar perdere l'orologio! Quando il piccolo è sazio si stacca spontaneamente dal seno o si addormenta soddisfatto tra le braccia delle mamma.

3. Sulla bilancia a ogni poppata

Ecco un'altra consuetudine che un tempo era la norma, ma che poi è stata abbandonata poiché non offriva informazioni utili e rischiava di causare inutili preoccupazioni alla neomamma. Stiamo parlando dell’abitudine di pesare il bebè prima e dopo la poppata per verificare quanto ha mangiato, una pratica oggi fortemente sconsigliata per i bebè nati a termine e sani. Il motivo è ancora una volta legato alla composizione del latte e al cambiamento di questa nel corso della giornata.

Può capitare, infatti, che durante una poppata il bebè abbia ricevuto pochi grammi di un latte molto grasso e nutriente. Il responso della bilancia risulta allora sconfortante, mentre in realtà il bimbo ha appena fatto un bel pasto sostanzioso! Altre volte, invece, il bebè può aver assunto un centinaio di grammi, ma di un latte più leggero che verrà digerito nell'arco di mezzora... È chiaro, quindi, che le informazioni ottenute con la doppia pesata non sono realmente significative per capire se il bebè si nutre adeguatamente. Oltre al fatto che spesso è davvero scomodo pesare il piccolo dopo la poppata, poiché in molti casi i neonati si addormentano al seno ed è un vero peccato svegliarli per la pesata.

Ma come capire allora, se il piccolo riceve abbastanza latte? Controllando i pannolini che sporca quotidianamente: un metodo comodo e immediato. Il bebè deve fare la pipì almeno 6/8 volte al giorno e devono essere regolarmente presenti feci (indicativamente le scariche dovrebbero essere 2-4 nelle 24 ore, ma questo dato è molto variabile). Inoltre, la mamma provvederà a pesare il bimbo una volta alla settimana per valutare il suo accrescimento ponderale che, secondo le nuove tabelle dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nei primi mesi dovrà essere di 180-200 grammi alla settimana”.

4. Ignorare il dolore al seno

Le ragadi sono tra le principali cause di abbandono precoce dell'allattamento al seno. Il dolore causato da lesioni e/o screpolature sulla pelle del capezzolo è infatti molto intenso e può trasformare la poppata in un momento di grande disagio per la mamma. Per questo è importante non sottovalutare il dolore, pensando che se si resiste passerà. Allattare non dovrebbe essere doloroso e la formazione di ragadi è in genere il segnale che qualcosa non va e deve essere corretto nella gestione della poppata.

Spesso, infatti, a causare il problema è uno scorretto attacco al seno da parte del bebè, che prende in bocca solo il capezzolo anziché buona parte dell'areola. Modificando la 'presa' del piccolo, pian piano anche le ragadi guariscono. Ma cosa fare nel frattempo per alleviare il disagio e favorire la cicatrizzazione? Meglio evitare l'utilizzo di topici e disinfettanti che rischiano di seccare e/o irritare ancor di più la cute e che inoltre devono essere rimossi con cura prima della poppata. La mamma potrà invece spalmare sul capezzolo qualche goccia del suo latte, che ha proprietà antibatteriche e cicatrizzanti ed evitare per alcuni giorni l'eventuale utilizzo di coppette assorbi latte, che creano un ambiente caldo-umido e rallentano la guarigione.

È inoltre utile cambiare la posizione della poppata, ad esempio, sperimentando la presa sottobraccio o a rugby perché la pressione della lingua del bebè interessi una zona diversa del capezzolo.
In casi estremi la mamma potrà provare a utilizzare temporaneamente dei paracapezzoli oppure potrà evitare di attaccare il bebè al seno più dolente per qualche giorno. Per svuotare il seno in quest'ultimo caso, si può ricorrere a un tiralatte o alla spremitura manuale. Attenzione, però, quando il disagio è molto intenso, il suggerimento è di contattare una figura esperta in allattamento per ricevere informazioni e suggerimenti mirati.

5. Offrire l'aggiunta

"Avrò abbastanza latte?" È un timore comune quando l'allattamento è in fase di rodaggio e la neomamma non si sente ancora del tutto sicura delle sue potenzialità di nutrire al meglio il proprio piccino. A volte, a creare qualche ansia è l'assidua richiesta di poppare da parte del bebè, ma si tratta di un falso allarme, poiché proprio poppate frequenti (circa 8-12 o più nell'arco delle 24 ore) non solo sono la norma, ma sono indispensabili per garantire un buon avvio della produzione di latte. Altre volte, a mettere in crisi i neogenitori e farli ricorrere a un'aggiunta è il nervosismo serale del bebè o un improvviso aumento della richiesta, che può verificarsi al primo e terzo mese di vita. Ancora, può capitare che la mamma utilizzi il tiralatte per vedere quanto latte riesce a estrarre (altro errore da evitare poiché non c'è corrispondenza tra il latte assunto dal bambino poppando e quello estratto con il tiralatte!) e, raccogliendo pochi cc, decida di offrire al bebè un'integrazione.

In questo modo, però, si va a interferire con il fisiologico meccanismo di domanda e offerta che regola la produzione di latte. Più il bebè succhia e drena, ovvero svuota il seno, più latte l'organismo materno produce per rispondere ai bisogni del bambino. Introducendo un'aggiunta si rompe questo equilibrio. Si innesca così un circolo vizioso che può, nel lungo periodo, portare a una conclusione prematura dell'allattamento stesso. In assenza di una precisa indicazione medica è quindi preferibile non offrire al bambino alcun liquido alternativo. Se la neomamma ha l'impressione che il piccolo sia meno soddisfatto, basterà attaccarlo al seno più spesso e in pochi giorni la produzione si adeguerà ai nuovi fabbisogni del bimbo che cresce. Perché il corpo è una macchina perfetta!

Come sta andando l'avvio dell'allattamento? Confrontati con le altre mamme.

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Quanto tempo tenere il bambino attaccato al seno?

Per far sì che il piccolo sia soddisfatto a livello fisico ed emotivo, la durata della poppata non deve essere inferiore a 15-20 minuti. È importante, però, non essere troppo rigide. Infatti, ci sono bambini più “veloci” e altri che hanno bisogno di molto più tempo.

Come capire se il neonato è sazio dal seno?

Il tuo bimbo potrebbe essere sazio se:.
spinge via il cibo..
chiude la bocca quando gli viene offerto il cibo..
gira la testa quando gli viene offerto il cibo..
agita le manine o emette versetti per farti capire che è sazio..

Quanto tempo deve durare la poppata di un neonato?

Indicativamente la durata complessiva per la maggior parte delle poppate va dai 20 ai 40 minuti (ma anche molto di più o molto di meno! :-) ).

Come si fa a capire se un neonato mangia abbastanza?

I piccoli allattati col biberon si scaricano meno frequentemente e le feci sono più dense, di colore giallo pallido o marrone chiaro. Se il tuo bambino piange poco, dorme regolarmente in modo tranquillo e rimane sveglio prima o dopo aver mangiato, significa che ha mangiato a sufficienza.