Prezzo del petrolio il sole 24 ore

ServizioIl vertice di Vienna

A poche ore dal vertice erano emerse indiscrezioni secondo cui la Casa Bianca aveva esercitato fino all’ultimo un intenso sforzo diplomatico per convincere la coalizione ad astenersi da una drastica chiusura dei rubinetti. Non c’è stato nulla da fare

di Sissi Bellomo

5 ottobre 2022Aggiornato alle ore 20 del 5 ottobre 2022

Russia, l'Ue prepara ulteriori sanzioni con il price-cap sul petrolio

3' di lettura

L’Opec+ approva un taglio delle quote di produzione di petrolio da 2 milioni di barili al giorno e la Casa Bianca risponde a stretto giro facendo sapere che il presidente Joe Biden è «molto contrariato per la miope decisione», alla quale l’amministrazione Usa replicherà subito con la cessione di altri 10 milioni di barili dalle scorte strategiche e in seguito individuando con il Congresso «strumenti e autorità addizionali per ridurre il controllo dell’Opec sui prezzi dell’energia». Formula criptica...

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ServizioLe conclusioni del vertice

Il G7 «chiederà ai ministri di lavorare con urgenza allo sviluppo di un tetto al prezzo del petrolio»

dal nostro corrispondente Beda Romano

28 giugno 2022

Da sinistra, Boris Johnson, Joe Biden, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Mario Draghi (Afp)

3' di lettura

BRUXELLES - I paesi del Gruppo dei Sette hanno deciso oggi, martedì 28 giugno, di lavorare a livello tecnico per adottare un tetto al prezzo del petrolio russo, pur di ridurre le entrate petrolifere del Cremlino, mentre continuano i combattimenti in Ucraina. Il tentativo verrà allargato anche al prezzo del gas. Interpellati a margine del vertice che si sta tenendo nelle Alpi bavaresi, diplomatici ammettono che la misura è complicata da adottare e da imporre.

«Mentre eliminiamo gradualmente il petrolio russo dai nostri mercati domestici – spiegano i sette paesi più industrializzati dell'Occidente in un lungo comunicato di quasi 30 pagine -, cercheremo di sviluppare soluzioni che soddisfino i nostri obiettivi di ridurre le entrate russe dagli idrocarburi e di sostenere la stabilità dei mercati energetici globali, riducendo al minimo gli impatti economici negativi, soprattutto sui Paesi a basso e medio reddito».

Quanto al gas, più precisamente, il comunicato si limita ad accogliere «con favore la decisione dell’Unione Europea di esplorare con i partner internazionali le modalità per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre, ove opportuno, dei tetti temporanei ai prezzi delle importazioni». Il riferimento è al più recente vertice comunitario che si è svolto giovedì e venerdì della settimana scorsa qui a Bruxelles.

Interpellato a margine del G7, un funzionario europeo ha fatto notare che il comunicato finale è più preciso per quanto riguarda il petrolio, più vago per quanto riguarda il gas. Il G7 pensa di potere stabilire un tetto al prezzo del petrolio, imponendolo agli assicuratori e ai trasportatori di greggio che sono sotto la sua giurisdizione. Il petrolio è tendenzialmente trasportato via mare. Lo stesso meccanismo è più difficile da imporre al gas, poiché questo viaggia via gasdotto.

«Per quanto riguarda il greggio, il meccanismo è chiaro, difficile da mettere a punto tecnicamente, ma chiaro. Quanto al gas il tutto è più difficile. Nei due casi va chiarito anche il rapporto con le regole dell'Organizzazione mondiale del Commercio», riassume il nostro interlocutore. «Nei fatti la presa di posizione del G7 riguardo al gas non si differenzia dalle ultime conclusioni del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Anche in quella occasione si è deciso di studiare tetti al prezzo del gas».

ServizioSanzioni a Mosca

Si fisserà un tetto e i Paesi che compreranno petrolio russo a un prezzo superiore non potranno assicurare il trasporto marittimo del greggio

di Marco Valsania

3 settembre 2022

Reuters

3' di lettura

Il G7 solleva il sipario sul piano per imporre un tetto al prezzo del petrolio russo. A lungo voluto e negoziato dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen, ha l’obiettivo di stringere il cappio delle sanzioni internazionali contro Mosca, limitando le risorse incassate grazie all’export di prodotti energetici e utilizzate per rafforzare macchina bellica. Allo stesso tempo intende esplicitamente scongiurare nuovi shock sul mercato del greggio, che scuotano l’economia mondiale e «anzitutto Paesi a basso e medio reddito» con paralisi delle forniture.

Il meccanismo

Il meccanismo stabilito dai ministri finanziari delle sette grandi potenze in cerca di questo equilibrio, annunciato nel comunicato emerso da un vertice virtuale, prescrive il divieto di copertura assicurativa e di finanziamenti a spedizioni di greggio e derivati di origine russa (la «completa proibizione di servizi che consentono il trasporto marittimo») se questi non saranno venduti a prezzi che rispettino il tetto prestabilito. Il 90% del business assicurativo mondiale sul trasporto di petrolio è in mano a compagnie di Paesi del G7. Il livello del prezzo verrà determinato da una «ampia coalizione di Paesi che aderiscono e applicano il price cap».

Il meccanismo è previsto che entri in vigore il 5 dicembre per il greggio e il 5 febbraio per i prodotti raffinati.

Il prezzo iniziale per l’oro nero russo, ha precisato il G7, sarà «basato su input tecnici e deciso dall’intera coalizione» e «comunicato in modo chiaro e trasparente», monitorato e riesaminato quando necessario per valutarne impatto ed efficacia. In attesa di simili dettagli da definire, si sono rincorse indiscrezioni sulla caccia ad un prezzo superiore ai costi medi di produzione di Mosca (secondo alcune stime di 30-40 dollari al barile) per non chiudere i suoi “rubinetti”, da applicare tra dicembre e febbraio prima sul greggio e poi sui derivati.

Immediata e dura, però, la risposta del Cremlino. Il portavoce Dmitry Peskov ha accusato il G7 di «destabilizzare» le piazze energetiche e minacciato ritorsioni nei confronti di aziende e nazioni che adotteranno il tetto.

Le incognite Cina e India

L’incognita maggiore che grava sul piano e le sue ripercussioni, accanto al preciso price cap, è la sua presa globale, a cominciare dall’atteggiamento di grandi nazioni terze quali India e Cina. Hanno finora evitato di sostenere sanzioni contro Mosca e dal conflitto in Ucraina hanno in realtà aumentato gli acquisti di petrolio russo scontato nel clima di isolamento del Paese. Con il Cremlino, che nonostante il calo dei volumi esportati, grazie all’aumento dei prezzi ha visto il valore dell’export di greggio aumentare tra maggio e giugno di 700 milioni di dollari, a oltre 20 miliardi.

Il caso dell’India è emblematico. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina il suo import di greggio russo era vicino allo zero. A luglio è invece salito a un milione di barili al giorno.

Alla Ue serve l’unanimità

Il comunicato del G7 finanziario sottolinea che la nuova misura «amplifica il raggio d’azione delle sanzioni esistenti, in particolare il sesto pacchetto Ue». In un riferimento tuttavia alle complessità della stessa politica europea, il G7 «riconosce che, per la Ue, è necessaria l’unanimità dei 27 Paesi membri». Il decollo del price cap dovrebbe essere “allineato” con i tempi dell’ultimo pacchetto della Ue, che ha in programma embarghi del greggio russo dal 5 dicembre.

Per Yellen il price cap, oltre che arma essenziale per fare i conti con l’aggressione di Putin, è «uno tra gli strumenti più potenti per combattere l’inflazione». Paolo Gentiloni, commissario Ue per gli affari economici, ha detto che la decisione è un «importante passo verso due obiettivi: negare alla Russia le entrate per finanziare la brutale guerra di Putin contro l’Ucraina e creare pressioni per un ribasso nei prezzi globali dell’energia».

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Perché il prezzo del petrolio è sceso?

Le restrizioni introdotte all'inizio della pandemia avevano ridotto la mobilità e quindi la domanda di petrolio: i prezzi del greggio erano andati talmente al ribasso che il 20 aprile 2020 la quotazione del West Texas Intermediate (WTI), il prezzo di riferimento statunitense, divenne negativa.

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Dove si estrae il petrolio Brent?

Il Brent Crude viene infatti estratto dal Mare del Nord, tra le Isole Shetland e la Norvegia, mentre il WTI è il punto di riferimento per il mercato statunitense del petrolio leggero - proviene dai giacimenti petroliferi del Texas, della Louisiana e del Nord Dakota.