Con la laurea triennale in psicologia cosa si può fare

Gli sbocchi lavorativi della laurea in psicologia sono molteplici e vari. Guardiamo quali sono i 6 più appetibili sul mercato.

Con la laurea triennale in psicologia cosa si può fare

La laurea in psicologia sta avendo sempre più successo negli anni, con un aumento costante degli iscritti ogni anno.

Ma quali sono gli sbocchi lavorativi una volta terminati gli studi?

Sono varie le carriere che si possono intraprendere terminati gli studi in psicologia.

Tuttavia, la porta d’accesso al mondo della psicologia sembra sempre essere la clinica, con lo stereotipo di Freud e del suo lettino che ne fanno da padroni.

In questo articolo possiamo vedere tutte le possibili strade e quanto ad oggi queste siano appetibili sul mercato.

La prima da citare, per ordine di importanza e soprattutto per il maggior numero di universitari iscritti a questo percorso è la psicologia clinica.

Di tutte le possibili strade, questa è quella più stereotipata, chiaccherata e, purtroppo, complessa.

Il percorso prevede il completamento del quinquennio universitario, un anno di tirocinio abilitante post laurea e il conseguimento dell’esame di stato.

Ma finalmente in Italia si sta discutendo su come snellire il percorso. Dopo la positiva esperienza dei medici abilitati durante i primi mesi della pandemia covid senza il conseguiemento dell’esame di stato, sembra che la politica voglia ampliare questa metodologia anche ad altre facoltà, tra cui Psicologia.

Il 19 ottobre scorso (2020) infatti è stato approvato in cdm il disegno di legge su disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti. Questo aiuterà i prossimi iscritti a Psicologia a diventare Psicologi più velocemente.

Purtroppo però l’esperienza sul campo rimane limitata per un lavoro così complesso e difficile. Ecco perchè un po’ per curriculum e un po’ per acquisire veramente competenze dirette, gli psicologi nel 90% dei casi si iscrivono successivamente ad una scuola di psicoterapia.

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La Psicoterapia

La scuola di psicoterapia in Italia è praticamente necessaria per chi vuole intraprendere la carriera di Psicologo Clinico per più di un motivo.

Il primo perchè se si vuole accedere a concorsi pubblici, questo aumenta il punteggio di partenza.

Il secondo perchè spesso le posizioni aperte per questo ruolo richiedono esplicitamente che il candidato sia anche psicoterapeuta.

Terzo perchè le competenze apprese sui libri durante gli anni universitari sono troppo distanti dalla pratica clinica (e lo studente, al 5o anno di università, se ne rende conto e questo fa molta paura).

Ultimo perchè ogni scuola di psicoterapia parte da assunti diversi, utilizza metodi differenti, si approccia a pazienti (o clienti) diversi a seconda della difficoltà mostrata, e soprattutto approfondisce differenti concetti psicologici. Questo affascina il neopsicologo che vuole intraprendere un percorso di formazione coerente con le proprie idee (e anche con le proprie attidudini e la propria personalità).

Le scuole di psicoterapia sono molteplici e molto varie.

Il percorso può essere intrapreso anche da medici iscritti all’albo (quindi non è esclusiva per gli psicologi).

Gli sbocchi lavorativi per uno o una psicoterapeuta sono maggiori rispetto ad uno psicologo clinico o ad una psicologa clinica, anche se le posizioni disponibili sono pressochè le stesse (quindi la scuola di psicoterapia è solo più qualificante ma non apre più porte rispetto a non farla).

Differenze tra psicologo e psicoretapeuta

Le differenze nello svolgimento dell’attività professionale dello Psicologo clinico e dello Psicoterapeuta si basano sul fatto che lo Psicoterapeuta è l’unico abilitato a fare psicoterapia, ossia il trattamento finalizzato alla cura dei disturbi psicopatologici.

Lo psicologo, secondo la legge 56/89

“comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”.

Come dicevamo precedentemente però, purtroppo, lo psicologo clinico appena iscritto all’albo non ha idea di come fare nessuna di queste (o quasi).

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Esempi di consulenza psicologica (rispetto a psicoterapia)

Casi di assenza di patologia psichica

Lo psicologo interviene in momenti di difficoltà ma in assenza di patologia allo scopo di dare alla persona/alle persone nuovi strumenti per gestire emotivamente e/o cognitivamente la situazione di difficoltà.

Casi in cui esiste una patologia psichica

Lo psicologo interviene sul singolo o sul gruppo con finalità non terapeutica ma bensì di sostegno, di riabilitazione o di consulenza.

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Psicologia del lavoro e sbocchi lavorativi

Questa strada è quella che sta avendo più successo negli ultimi anni. La figura dello psicologo del lavoro, infatti, sta comparendo sempre di più nelle aziende italiane, nonostante anche su questo è necessario fare prima chiarezza.

Lo psicologo del lavoro è una persona che, come per lo psicologo clinico, ha completato il quinquennio universitario, ha terminato il tirocinio e ha conseguito l’esame di stato. A differenza del clinico, però, essere psicologi non fa così tanto la differenza rispetto ad aver semplicemente conseguito la laurea magistrale (o addirittura triennale).

L’unica competenza che ha uno psicologo del lavoro possiede in più è la possibilità di somministrare e valutare test psicologici, e questo in fase di recruitment può essere vantaggioso (ma non così tanto).

In merito, il test ad oggi più riconosciuto nel campo della psicologia del lavoro è ancora oggi il BIG-5

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Di fatto, però, la dinamica aziendale è molto diversa dalla dinamica sanitaria. Da sempre in azienda il merito e le competenze sono ben più importanti rispetto al titolo accademico o al voto di laurea.

Infatti, negli ultimi anni, i neolaureati in scienze tecniche psicologiche (triennale di psicolgia), se giovani, sono molto appetibili per le risorse umane di un’azienda.

Per risore umane si intende la funzione aziendale che si occupa dei vari aspetti della gestione e dello sviluppo delle risorse umane, nel quale rientrano:

  • pianificazione;
  • reclutamento, selezione ed inserimento in azienda;
  • formazione (degli adulti, chiamata andragogia);
  • valutazione;
  • carriera e mobilità del personale;
  • politica retributiva;
  • relazioni sindacali e rapporti con il personale

Se volete farvi un’idea di queste dinamiche consiglio spassionatamente il libro “risorse inumane“. È estremamente semplice, veloce e molto molto chiaro ed esplicativo.

La neuropsicologia è la disciplina che ha come obiettivo lo studio dei processi cognitivi e comportamentali correlandoli con i meccanismi anatomo-fisiologici a livello di sistema nervoso che ne sottendono il funzionamento.

Il neuropsicologo (anch’essi iscritto all’albo) è una figura che si occupa prevalentemente di riabilitazione per i portatori di disabilità psichica, che sia innata o che sia conseguente ad un trauma fisico.

Questi studia le alterazioni delle funzioni cognitive causate da lesioni o disfunzioni focali o diffuse del sistema nervoso centrale, acquisite, congenite o geneticamente determinate.

La neuropsicologia si basa sul metodo scientifico e comunica attivamente con altre discipline come la psicologia, la neurologia e la psichiatria, condividendo il punto di vista dell’elaborazione umana dell’informazione tipico della psicologia cognitiva(o cognitivismo).

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Gli sbocchi lavorativi sono piuttosto buoni, non essendoci ancora tanta concorrenza rispetto allu8i7uy68 (è passato il gatto sulla tastiera).

Dicevo, che rispetto allo psicologo clinico, il neuropsicologo ha competenze tecniche specifiche che non sono così facili da trovare sul mercato.

Tendenzialmente il Neuropsicologo è impegnato anche in attività di ricerca (di tipo quantitativo).

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Lo psicologo dello sviluppo

La psicologia dello sviluppo studia l’evoluzione e lo sviluppo del comportamento umano, dal concepimento alla morte. Si differenzia dalla psicologia dell’età evolutiva, la quale prende in considerazione solo lo sviluppo del bambino.

Tema caldo per la psicologia dello sviluppo è l’adolescenza, poichè considerata dalla comunità psicologica uno dei momenti caldi della formazione della personalità umana (e quindi anche dello sviluppo della psicopatologia).

Lo psicologo dello sviluppo è uno psicologo clinico che ha concentrato i suoi studi sullo sviluppo umano piuttosto che sulla sua componente psicotica o nevrotica. Un punto di contatto con la psicoterapia lo troviamo nella psicoterapia sistemico-familiare. Ma vi sono altre discipline che sono in stretto contatto con la psicologia dello sviluppo, come la neuropsicologia stessa e la pedagogia.

Con l’avanzare dei social network e con l’aumento di dinamiche sociali sempre più complesse, questo settore è in costante crescita perchè, purtroppo, è in costante crescita il numero di ragazzi con difficoltà sociali e/o comportamentali.

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Lo Psicologo Forense

La psicologia forense è un’area specialistica della psicologia giuridica che si occupa dei processi psicologici relativi ai diversi aspetti della dimensione giuridico-forense. Lo psicologo forense lavora in stretto contatto con professionisti di altre discipline come la giurisprudenza e la criminologia.

Questi svolge un ruolo tecnico nella comprensione di rilevanti casi giudiziari insieme a magistrati, avvocati e altri consulenti. Un importante aspetto di questa disciplina è lo studio della cosiddetta “psicologia della testimonianza“.

Funzione centrale del consulente è quella di fornire informazioni tecniche agli inquirenti attraverso l’utilizzo di un lessico “giuridico”, ma tale da risultare comprensibile anche a chi non è psicologo.

La psicologia giuridica in generale studia principalmente il vissuto personale (profilo psicologico) delle persone coinvolte in procedimenti giudiziari, al fine di raccogliere dati comportamentali e sottoporli al vaglio dell’autorità giudiziaria incaricata del processo civile o penale.

L’ambito concerne lo studio di:

  • fattori della personalità (intelligenza, carattere, attitudini, bisogni, tendenze, motivazioni, stimoli, socializzazione);
  • condizioni della personalità (fragilità psichica, deficit intellettivo, stress psicosomatico, affaticamento mentale, morbilità psichica, pericolosità sociale);
  • aspetti psicologici conseguenti a separazione, divorzio, adozione nazionale e internazionale, affido etero-familiare del minore, maltrattamento di minori e abuso sessuale, violenza di gruppo, turbamento mentale e psicofisico della vittima, pedofilia e sette;
  • minori a rischio di devianza, principali fattori delle “carriere criminali”, bullismo, “branco”, dipendenze e sfruttamento;
  • aspetti psicologici della responsabilità penale dei minori e degli adulti;
  • comportamento del “testimone”, effetti dello stato di reclusione;
  • valutazione/misurazione del danno psichico;
  • osservazione e descrizione psicologica del comportamento deviato e della colpa;
  • consulenza tecnica e perizia psicologica, in ambito civile e penale, per il Tribunale.
Con la laurea triennale in psicologia cosa si può fare

Ulteriori sbocchi lavorativi della laurea in psicologia

In teoria tra gli sbocchi lavorativi della laurea in psicologia avrei dovuto citare anche il lavoro di ricercatore e di insegnante.

Il primo si gioca il posto con altre 30 minimo persone ogni anno per l’unica borsa disponibile (o quasi) gareggiando a chi ha il voto di laurea più alto e a chi ha leccato meglio al professore giusto.

Il secondo deve integrare esami di Sociologia e Pedagogia (3 ciascuno se non presenti nel piano di studi) perchè in Italia alle superiori la materia psicologia non esiste ma esiste “scienze umane” (mix di antropologia, psicologia, pedagogia e sociologia). Gli esami integrativi di Pedagogia e Antropologia possono combaciare con i famosi 24cfu obbligatori per l’insegnamento.

Inoltre vi sono psicologi (specialmente i clinici) che rubano il lavoro ad educatori e a logopedisti. Questo accade perchè con la laurea in psicologia (e soprattutto con l’abilitazione) in Italia puoi fare un po’ come vuoi, e visto che psicologi clinici siamo tanti ma bravi siamo pochi, ad alcuni viene in mente di improvvisare altri mestieri così tanto per.

Se ti incusioriscono i 6 ambiti psincipalmente trattati fatti un tuffo nel blog, troverai una rubrica specifica per ogni argomento: Psicoloigia Generale, Psicologia Clinica, Psicoterapie a contronto, Psicologia Forense, Psicologia del Lavoro e Neuropsicologia

Con la laurea triennale in psicologia cosa si può fare

Conclusioni sulla laurea in psicologia e sugli sbocchi lavorativi

Come avete visto non sono pochi gli sbocchi lavorativi (e ne ho dovuti scartare alcuni più di nicchia per non rendere questo articolo troppo pesante).

Quasi tutti questi lavori inerenti al mondo della psicologia (eccetto quelli legati alle risorse umane) richiedono il completamento dei 5 anni accademici e l’iscrizione all’albo degli psicologi previo tirocinio abilitante.

Non ho neanche nominato l’albo B degli psicologi perchè è quasi totalmente inutile a qualsiasi pratica lavorativa. Forse lo è un po’ meno per i laureati alla triennale che lavorano in azienda, potendo somministrare test psicologici. Ma in ogni caso è veramente poca poca cosa e lo sconsiglio caldamente.

Spero di aver risposto alle più comuni domande in merito e di avervi chiarito le idee sui possibili sbocchi lavorativi della laurea in psicologia. Se così non fosse, scrivi pure un commento qui di seguito oppure direttamente al nostro indirizzo email .

Se ti è piaciuto l’argomento ti suggerisco di esplorare la nostra rubrica “Psicologia” che ha proprio l’obiettivo di aiutare chi non è del mestiere a comprenderne la complessità e le districate dinamiche.

In ogni caso…in bocca al lupo!

Dottor Niccolò Di Paolo

Cosa può fare uno psicologo con laurea triennale?

In particolare, si può lavorare nelle risorse umane e nei servizi per l'impiego, occuparsi del reinserimento sociale, lavorare nella sanità pubblica o privata, occuparsi di ricerca o lavorare con gli assistenti sociali. Per fare questo si possono intraprendere 2 strade: Scegliere un master professionalizzante.

Cosa fare dopo la triennale in Scienze psicologiche?

Cosa fare dopo la laurea triennale?.
iscriversi a una laurea specialistica in psicologia o affini;.
iscriversi a un master professionalizzante;.
entrare nel mondo del lavoro, ma non come psicologi veri e propri;.
sostenere l'esame di stato per diventare Dottore in Tecniche Psicologiche..

A cosa serve la triennale in Psicologia?

La Laurea Triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche ti permette di accedere al mondo del lavoro con il superamento dell'esame di Stato e l'iscrizione all'Albo B degli Psicologi, oppure di approfondire le tue conoscenze e competenze tramite l'accesso diretto alle Lauree Magistrali.

Che lavoro posso fare se ho la laurea della Psicologia?

Tipici sbocchi lavorativi per la laurea in psicologia sono l'attività di psicoterapeuta, la consulenza e il sostegno psicologico alla persona, la consulenza psicologica nell'ambito dell'educazione, nei diversi contesti di gruppo e nell'ambito della salute e dello sport, nella gestione delle risorse umane e delle ...