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Afrikan Aleksandrovič Špir, fotografia di Fred Boissonnas, Ginevra, 1887 Afrikan Aleksandrovič Špir (in russo: Африка́н Алекса́ндрович Шпир?; in ucraino: Африка́н Олекса́ндрович Шпір? o Шпір, traslitterato Afrykan Oleksandrovych Špir; in tedesco: Afrikan (von) Spir; in francese: African (de) Spir; in italiano: Africano Spir; Elizavetgrad, 10 novembre 1837 – Ginevra, 26 marzo 1890) è stato un filosofo russo. La sua opera principale, Denken und Wirklichkeit: Versuch einer Erneuerung der kritischen Philosophie (Pensiero e Realtà: tentativo di rinnovamento della filosofia critica), ha influenzato la filosofia del giovane Friedrich Nietzsche[1][2]. Biografia[modifica | modifica wikitesto]Špir nacque il 10 novembre 1837 nella proprietà paterna di Špirovska, non lontano da Elizavetgrad (ora Kropyvnyc'kyj) in quella regione dell'Impero russo che è oggi l'Ucraina.[3] Suo padre, Aleksandr Aleksandrovič Špir, era un medico russo di origine tedesca, capo-chirurgo dell'ospedale militare di Odessa e già professore di matematica a Mosca. Nel 1812 fu insignito dell'Ordine di San Vladimiro, nobilitato e nominato consigliere di collegio, divenendo così membro della nobiltà ereditaria del Governatorato di Cherson. Sua madre, Elena Konstantinovna Špir, nata Poulevic, era figlia del maggiore Poulevic e, per parte di madre, nipote del pittore greco Logino, stabilitosi in Russia durante il regno di Caterina II. Aleksandr Špir dette a suoi figli —quattro maschi e una femmina— dei nomi presi in un vecchio calendario greco, questa è l'origine del curioso nome "Afrikan". Špir non amava il suo nome e firmava le sue lettere e i suoi libri semplicemente "A. Spir". La sua modestia gli impedì pure di usare il tedesco "von" o il francese "de" —indicanti la sua appartenenza alla nobiltà— prima del suo cognome.[4] Špir descrisse egli stesso la sua educazione come segue: «Ho passato la mia infanzia in campagna e in seguito ho studiato per un certo tempo ad Odessa, dapprima in una scuola privata e in seguito in un Ginnasio, più o meno equivalente, se non vado errato, ad un Liceo francese. Non ho frequentato l'Università, ma sono entrato all'Accademia navale di Nikolayev (oggi Mykolaïv), non lontano dal Mar Nero.[5]» Durante questi anni Špir si interessò alla filosofia e lesse la Critica della Ragion Pura di Kant nella traduzione francese di Tissot, che gli fornì le basi del suo proprio sistema filosofico. In seguito lesse anche David Hume, e John Stuart Mill.[6] Nel 1855, all'età di 18 anni, Špir partecipò come sottotenente di vascello della marina russa alla Guerra di Crimea, durante la quale fu decorato con l'Ordine di Sant'Andrea e l'Ordine di San Giorgio. Špir difese, come Lev Tolstoj, il bastione N. 4 di Malakoff durante l'assedio di Sebastopoli. Dopo la morte di suo padre nel 1852, ereditò le proprietà paterne (il suo ultimo fratello rimasto, il poeta Aristarco, era morto nel 1841), liberò i suoi servi e diede a ciascuno di loro della terra e del denaro (Špir fu un precursore: l'emancipazione dei servi della gleba nell'Impero russo sarà ufficialmente proclamata solo nel 1861). Nel 1862 Špir lasciò Elisavetgrad per un viaggio in Germania, dove passò due anni «per conoscere meglio i problemi dello spirito".[7]» Sua sorella Charitis morì poco dopo il suo rientro in Russia, nel 1864. Dopo la morte di sua madre, nel 1867, Špir svendette le sue proprietà ad un prezzo ridicolmente basso, distribuì quasi tutta la sua sostanza e lasciò la Russia definitivamente. All'Università di Lipsia, dove si recò dapprima, seguì le lezioni di Moritz Wilhelm Drobisch (1802-1896), un filosofo herbartiano. Fu a Lipsia nello stesso tempo in cui Nietzsche vi fu come studente, ma non sembra che si siano mai incontrati. Nel 1869 andò a Tubinga e nel 1871 a Stoccarda. Qui, nella Chiesa ortodossa della Corte,[8] sposò il 30 gennaio 1872, Elisabetta (Elise) Gatternich[9] e la coppia ebbe una figlia, Hélène.[10] A Lipsia, Špir divenne amico dell'editore e frammassone Joseph Gabriel Findel, che pubblicò la maggior parte delle sue opere. Il suo libro più importante, Denken und Wirklichkeit: Versuch einer Erneuerung der kritischen Philosophie ("Pensiero e Realtà: Tentativo di un rinnovamento della filosofia critica") fu pubblicato nel 1873. Una seconda edizione, di cui Nietzsche acquistò e annotò una copia, fu pubblicata nel 1877. Sperando di avere in questo modo un maggior numero di lettori, Špir scrisse direttamente in francese gli Esquisses de philosophie critique ("Schizzi di filosofia critica"), pubblicati per la prima volta nel 1877.[11] Una nuova edizione fu pubblicata solo quarant'anni dopo la morte di Špir, nel 1930, con un'introduzione del filosofo francese e professore alla Sorbona Léon Brunschvicg. Nel 1878, ammalatosi di polmonite, per curare le conseguenze della sua malattia (una tosse cronica), Špir si trasferì in Svizzera, a Losanna, dove visse cinque anni. Nel 1884 Špir domandò all'Imperatore russo l'autorizzazione di lasciare la cittadinanza russa per acquisire quella svizzera, lo stesso anno ricevette l'autorizzazione imperiale e fece domanda di iscrizione nei registri di Belmont-sur-Lausanne, un sobborgo sopra Losanna dove abitava con la sua famiglia.[12] Nel 1886, per poter usufruire delle facilità di una biblioteca privata (la "Société de Lecture"),[13] Špir si trasferì con la famiglia a Ginevra.[14] Il 17 settembre 1889 Špir ricevette dal governo svizzero l'autorizzazione per sé, sua moglie e sua figlia, a diventare cittadini svizzeri.[15] Špir morì per le complicazioni dell'influenza russa a Ginevra, al n. 6 della rue Petitot, il 26 marzo 1890, e fu sepolto nel cimitero di Saint-Georges. Lasciò sua moglie Elisabeth e sua figlia Hélène. Benché abbia trascorso la maggior parte della sua vita come filosofo, Špir non ebbe mai un incarico universitario e i suoi scritti rimasero relativamente sconosciuti durante tutta la sua vita e in buona parte anche dopo la sua morte.[16] I manoscritti, i documenti personali, le fotografie e i libri di o su Afrikan Špir sono stati depositati nel marzo del 1940 da sua figlia Hélène Claparède-Spir presso la Biblioteca di Ginevra (già Biblioteca Pubblica e Universitaria di Ginevra), dove formano il "Fonds African Spir" e possono essere consultati. Altri documenti della famiglia Claparède-Spir possono essere consultati alla Harvard University Library. Decorazioni[modifica | modifica wikitesto]Pensiero[modifica | modifica wikitesto]Špir è un filosofo post-kantiano e qualifica la sua filosofia come "filosofia critica". Influenzato da Kant, Špir afferma che norma del conoscere è il principio di identità (A ≡ A), principio a priori, non derivato e non derivabile dall'esperienza. Così come già Kant, secondo Špir il principio di identità, assieme a quello di causalità, dovrebbe essere la base della conoscenza. Tuttavia, il confronto con la realtà tramite l'esperienza porta a un'incessante smentita di questi principî, dalla quale si può dedurre l'impossibilità di giustificare razionalmente non solo le modalità d'essere della realtà, ma anche l'esistenza stessa della realtà fenomenica.[17] In tal modo da epistemologico il principio di identità diviene ontologico e si giunge ad una scissione drammatica tra l'incondizionato non-fenomenico, che presuppone il principio di identità per cui gli enti non dovrebbero mutare, e il condizionato fenomenico, che è composto di incessante mutazione. Ora, mentre per un singolo ente condizionato è possibile trovare una ragione sufficiente negli altri enti condizionati, ciò non può invece essere effettuato con il condizionato nella sua totalità. In altri termini, un oggetto muta e la causa del mutamento può essere rinvenuta in altri oggetti; ma il mutamento in quanto tale, ovvero il fatto che vi sia il mutamento, rimane privo di causa o condizione. Špir arriva quindi ad affermare un dualismo acosmista, dove condizionato e incondizionato sono assolutamente separati ed eterogenei, e il mondo fenomenico non solo non è spiegabile e privo di una sua ragione, ma logicamente non dovrebbe nemmeno esistere. La conclusione cui giunge Špir apre le porte alla parte religiosa della sua dottrina, che può essere considerata come una forma di panenteismo radicale, dove l'incondizionato viene identificato con Dio, un Dio non personale né creatore, non raggiungibile tramite la ragione e i fenomeni, ma unicamente tramite un sentimento pre-razionale. Ciò spiega anche i forti tratti apocalittici e profetici degli scritti di Špir che, nelle intenzioni dell'autore, avrebbero dovuto aprire una nuova era di maturità spirituale per l'Umanità. Posterità[modifica | modifica wikitesto]"Ancora un altro evento importante, l'opera di African Spir. Ho appena riletto ciò che scrissi all'inizio di questo diario. In fondo, non è altro che una sorta di riassunto di tutta la filosofia di Spir, che a quell'epoca non solo non avevo letto, ma di cui non avevo nemmeno la più pallida idea." Lev Tolstoj, Diario, 2 maggio 1896 Nel 1896 Lev Tolstoj lesse Pensiero e Realtà e ne fu molto impressionato, come scrisse in una lettera a Hélène Claparède-Spir: "leggere Pensiero e Realtà è stato per me una grande gioia. Non conosco filosofo così profondo e nel contempo così preciso, voglio dire scientifico, che accetta solo ciò che è strettamente necessario e chiaro per tutti. Sono sicuro che la sua dottrina sarà compresa e apprezzata come merita e che il destino della sua opera sarà simile a quello dell'opera di Schopenhauer, che fu conosciuta e ammirata soltanto dopo la sua morte".[18] Leggiamo nel diario di Tolstoj, 2 maggio 1896: "Ancora un altro evento importante, l'opera [Pensiero e Realtà] di African Spir. Ho appena riletto ciò che scrissi all'inizio di questo diario. In fondo, non è altro che una sorta di riassunto di tutta la filosofia di Spir, che a quell'epoca non solo non avevo letto, ma di cui non avevo nemmeno la più pallida idea. Quest'opera ha notevolmente chiarito le mie idee sul significato della vita e in un certo senso le ha rafforzate. L'essenza di questa dottrina è che non esistono le cose, ma solo le nostre impressioni, che nella nostra rappresentazione ci appaiono come oggetti. La rappresentazione (Vorstellung) ha la qualità di credenza nell'esistenza degli oggetti. Ciò deriva dal fatto che la qualità del pensare consiste nell'attribuire un'oggettività alle impressioni, una sostanza, e nel proiettarle nello spazio." Le opere più importanti sulla filosofia di Špir sono state pubblicate tra il 1900 e il 1914 (Lessing, Zacharoff, Segond, Huan, Martinetti). Dopo la prima guerra mondiale, l'interpretazione del pensiero di Špir fatta dal filosofo italiano Piero Martinetti (1872–1943)[19] gli assicurò per un certo tempo una rinascita nella forma di un "idealismo religioso".[20] Prima della seconda guerra mondiale, Hélène Claparède-Spir ha pubblicato alcune riedizioni delle opere paterne in francese, ed ha avuto un intenso scambio di lettere per promuovere la sua opera.[21] Nel 1937, per il centenario della nascita di Spir, Martinetti ha pubblicato in Italia un'edizione monografica su Špir della Rivista di Filosofia.[22] Dopo la seconda guerra mondiale, il pensiero di Špir cadde nell'oblio. Nel 1990, per il centenario della morte di Špir a Ginevra, la Biblioteca Pubblica e Universitaria ha organizzato un'esposizione delle opere e degli oggetti del Fondo African Spir[23] e ne ha pubblicato il catalogo ragionato.[24] Molte delle edizioni dei libri di Špir non sono state interamente vendute e sono ancora disponibili sul mercato librario in prima o seconda edizione (in Tedesco, Francese o in traduzione italiana, inglese, o spagnola). Probabilmente a causa del crescente interesse per l'argomento, all'inizio del ventunesimo secolo una ristampa della traduzione italiana di Odoardo Campa nel 1911 dell'opera di Špir Moralität und Religion (1874) è stata pubblicata nel 2008 col titolo Religione. Decisivo, anche se sottovalutato, è l'influsso di Špir su Nietzsche, che tuttavia riprende le dottrine del filosofo russo per giungere ad esiti opposti, demolendo la metafisica e affermando l'unicità del mondo del divenire materiale e la "fedeltà alla terra"[25]. Altri filosofi influenzati dall'opera di Špir sono Hans Vaihinger[26]; William James (di Harvard), fu tra i primi stranieri a prendere conoscenza di Pensiero e Realtà, già nel 1873, e rinvia varie volte a Spir nei suoi Principi di Psicologia, dove per esempio, discutendo di un problema kantiano, scrive: "On the whole, the best recent treatment of the question known to me is in one of A. Spir's works, his Denken und Wirklichkeit."[27]; poi Max Müller (di Oxford); in Olanda Spruyt, Lund e Gerardus Heymans, quest'ultimo dichiarò che Špir esercitò un reale influsso sull'elaborazione del suo pensiero[28]; Rudolf Steiner, che descrive Špir come "straordinariamente affascinante" e un "pensatore originale", con una "sottigliezza" che non si trova in nessuno dei suoi contemporanei[29]. Eugenio Montale presenta Spir nella poesia "La gloria o quasi", del 10 novembre 1978[30]. Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]Opere[modifica | modifica wikitesto]
Fonte[modifica | modifica wikitesto]
Letteratura secondaria[modifica | modifica wikitesto]
Scelta di scritti sui rapporti Nietzsche-Špir[modifica | modifica wikitesto]
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
Che cos'è la morale del risentimento per Nietzsche?Nietzsche definisce la morale del padrone come la moralità del tenace. Nietzsche critica la visione, che egli identifica con l'ideologia contemporanea britannica, che è bene tutto ciò che è utile, mentre tutto ciò che è male è ciò che è dannoso.
Cosa ci insegna Nietzsche?Per il filosofo tedesco, la felicità si ottiene abbracciando la vita in ogni suo aspetto e superando una resistenza. L'uomo, per essere felice, deve divenire oltreuomo, cioè essere in grado di elevarsi al di sopra di se stesso e di ergersi sul cosmo.
Su cosa si basa la filosofia di Nietzsche?L'elemento di base della filosofia di Nietzsche, però, è sicuramente quello del Superuomo, concetto per cui egli è conosciuto in tutto il mondo e che attualmente lo rappresenta più degli altri. Si tratta comunque di una figura metaforica che non dev'essere confusa con l'Übermensch (Superuomo) di hitleriana memoria.
Perché Dio è morto?Secondo Nietzsche, Dio è stato ucciso nell'indifferenza e nella disattenzione con la furbizia e il compiacimento dell'uomo mediocre. Dio è morto tra uomini addomesticati e vili, senza la tragedia che l'enormità del fatto avrebbe dovuto comportare.
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